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Visualizzazione dei post da 2017

Panico 2018? Ma anche no!

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Un foglio di carta (anche due, per qualsiasi evenienza) e una matita, meglio se con il gommino, così ci si impiega niente a cancellare eventuali colpi di testa. E si parte con i buoni propositi per l'anno nuovo. Direi di lasciare fuori diete, palestre e cose del genere: a lungo andare producono avvilimento e calo d'autostima... visto quanto è utile il gommino? Ve lo dicevo. Cancellate pure, io vi aspetto. Quest'anno dobbiamo concentrarci su faccende serie. E' ora, non c'è più tempo da perdere, è un imperativo, non si scappa. Personalmente il primo punto resta invariato da una decina d'anni e riguarda quell'inezia un po' urtante del fumo. Ho ormai compreso, seppur con rammarico, che ridurre il numero di sigarette titilla la componente masochistica ma non serve ad altro; l'occasione buona per riprendere a fumare come un comignolo si presenta sempre dopo pochi giorni, oppure me la creo da sola, complicando ad hoc parecchie sezioni della sf

Auguri a chi mi legge nel mondo

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Di norma sono poco natalizia, difficilmente spargo auguri a pioggia. Ma qualche minuto fa stavo curiosando tra le statistiche di questo blog che, come sapete, è nato con ambizioni insipide. Cioè, per capirci, io pensavo di stare qui con una dozzina di impanicati, discretamente fobici, insopportabilmente ipocondriaci... insomma, un giro di amici a mia misura. Invece vedo che mi state seguendo in tanti e da vari angoli del mondo. Allora, per ringraziarvi ma anche per divertirmi un po', ho deciso di farvi gli auguri nelle vostre lingue (se scrivo delle stupidate, date la colpa a Google Traduttore; il grosso del lavoro lo ha fatto lui). E per amore di precisione, l'elenco segue fedelmente, numeri alla mano, la classifica delle visualizzazioni; lo sapete che sono un po' ossessiva in fatto di calcoli matematici. Si parte. Posso fare l'elenco numerato? Sì, dai! Buon Natale e felice anno nuovo. Merry Christmas and Happy New Year. (e fin qui è farin

A Dublino da ferma. Il viaggio dell'agorafobica

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Foto di Seanegriffin Da anni mi trastullo in un sogno: andare a Dublino con la mia vecchia auto; sarebbe il suo ultimo viaggio prima della rottamazione, una specie di regalo che le farei con piacere. Un viaggio in solitaria, senza distrazioni (non ho l'autoradio, il navigatore satellitare - però posseggo una bussola -, l'airbag, lo smartphone con collegamento a internet, i freni). Ieri sera, collegandomi al wi fi di casa, ho azionato il navigatore del tabet; ci ha impiegato un po' a localizzarmi ma lo capisco: spesso anche io fatico a ritrovare me stessa. Per una ventina di minuti, una signora dalla voce gentile ma ferma, mi ha invitato a svoltare a destra. Ho provato ad aggirarmi per casa nell'intento di sviarla, di farle credere che avevo girato l'angolo da tempo. Niente. Dimenticavo di dire che qui sul divano, a fianco a me che viaggiavo in solitaria, c'era Lidia, la mia mamma non genetica, che si prodigava a trovare soluzioni abbastanza inco

Conoscere se stessi. Un lavoraccio!

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Chi guarda in uno specchio d’acqua, inizialmente vede la propria immagine. Chi guarda se stesso, rischia di incontrare se stesso. Lo specchio non lusinga, mostra diligentemente ciò che riflette, cioè quella faccia che non mostriamo mai al mondo perché la nascondiamo dietro il personaggio, la maschera dell’attore. Questa è la prima prova di coraggio nel percorso interiore. Una prova che basta a spaventare la maggior parte delle persone, perché l’incontro con se stessi appartiene a quelle cose spiacevoli che si evitano fino a quando si può proiettare il negativo sull’ambiente. Foto di Congerdesign Non lo dico io, sono parole di Jung (ho cliccato sull'icona "citazione", ma probabilmente salterà la formattazione perché c'è ancora qualcosa che mi sfugge di questo blog); se ci sono obiezioni, prendetevela con Carl Gustav, che comunque salutiamo con affetto. Stanotte riflettevo su quale lavoraccio sia tentare di conoscere se stessi, e quanto a volte sia inutile. 

Il sabato della posta. Panico a go go

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Tanto quel pacchetto dovevo spedirlo: un geco (finto) per il nipotino di un'amica; e i nipoti delle amiche meritano qualsiasi sacrificio. Ho pensato chi vuoi che vada alla Posta di sabato, alla otto e trenta, in un giorno tra due feste, roba che in due minuti sono entrata e uscita; tranquilla . Tuttavia sentivo quella punta d'ansia che segnala l'urgenza di dare di stomaco. Non è mai un buon segno quando lo stomaco tenta il suicidio lanciandosi dall'epigastrio; non c'è bisogno d'essere veggenti per prevedere la catastrofe, i segni ci sono tutti. Comunque, ho preso la mia macchinina (che ultimamente ha sviluppato un nuovo rumore da testata fondente al 90%) e mi sono avviata. Un isolato e mezzo e già non si vedeva un parcheggio per chilometri. Doppia fila, vigili a iosa per via del mercato rionale. La gente sarà ancora a letto oppure in centro per i regali di Natale o, al massimo, al mercato che in effetti è pieno come una discoteca a capodanno; tran

Strani sogni. Non incubi, ma quasi

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E' uno sport che si pratica su un campo rettangolare, ma non è il calcio.  Ci vogliono i pattini, e anche quando il campo è scivoloso, i calciatori non indossano pattini... quindi non è il calcio.  Detto ciò è errato definire "calciatori" i giocatori. Ho sbagliato. Tuttavia c'è un pallone che dalla rimessa laterale talvolta si trasforma in una damigiana e allora un giocatore a caso (mica lo sa prima) si alza in volo e un po' stupito si aggira per circa uno o due minuti sulla testa dei compagni. Volteggiando, piroettando, librandosi nell'aria (si vola, l'ho già detto) i calciatori che non calciano, mandano il pallone/damigiana in rete.  Il punteggio si calcola con le stesse regole del calcio, ma garantisco che è un altro sport. L'ho sognato durante il riposino... e ho preso la traversa. Mal di testa. Qual è la differenza tra un sogno strano e un incubo?

Spot pubblicitari antidepressivi

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Quando l'umore novembrino si protrae verso un punto x uguale a infinito, la tentazione è quella di infilarsi nel letto e chi s'è visto s'è visto. Ma, come abbiamo già visto precedentemente, quella del sonno comatoso non è una soluzione (sfasa i bioritmi, peraltro già in minaccia di rivolta per i fatti loro). Poi c'è quella faccenda del lavoro, che in fase onirica non produce i risultati adeguati ai fini di un compenso pecuniario. Quindi, dormire oltre le 7/8 ore canoniche non va bene. Durante il giorno si cerca di concentrarsi sulle cose che vanno fatte (non è facile, lo so; niente è facile in fase depressiva), e la sera ci si distrae nei modi più svariati: ognuno ha il suo. Io leggo, lavoro all'uncinetto e guardo la Tv. Ed è proprio della Tv che oggi vorrei parlarvi. Personalmente io trovo un certo sollievo nei telefilm gialli, e quindi m'imbottisco di omicidi, killer seriali e investigazioni ad ampio raggio. Tuttavia, da qualche tempo ho notato

I vecchi sogni

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Immagine di ElisaRiva Credo sia accaduto a tutti, in passato, di mettere i propri sogni in una scatola e riporla nell'angolo più vicino all'inaccessibile di qualche incasinato sgabuzzino.  Questione di spazio.  Questione di tempo. Questione di faccende che richiedono attenzione, così tanta attenzione da riempire l'hardware; non ci sta più nulla, si rischia di fare saltare il sistema e perdere tutto se non si toglie qualcosa di parecchio ingombrante. E i sogni (le aspirazioni, le ambizioni, chiamiamole come ci pare) sono spesso giganteschi, uno sproposito di gigabytes (il plurale vuole la esse?) che restano lì a languire, inutilizzabili perché, come già detto, manca tempo, spazio, ma soprattutto il coraggio di guardarli e dire a se stessi che, anche se in passato ci si è dedicato tanto impegno, non si è riusciti a realizzarli. Allora finiscono nello sgabuzzino di cui sopra, Come quando in casa si ritirano alcuni oggetti a cui siamo molto legati ma ingo

Pillola rossa o azzurra. Matrix e il panico

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Immagine di Mysticsartdesign Ieri sera ho rivisto per la settima/ottava volta il film Matrix (il primo della serie e, per me, l'unico). Gran bella pellicola, sceneggiatura che può solo ispirare un inchino, Keanu Reeves è Keanu Reeves, non c'è altro da dire. Ho appurato di ricordare a memoria la maggior parte delle battute; so che non è un dato significativo, ma per una come me, convinta di soffrire tra le altre cose di deficit mnemonico, è stato un bel momento in un periodo che ne riserva pochi e inefficaci a sollevarmi l'umore. Conoscendolo da cima a fondo, mi sono concentrata su aspetti che nelle sei/sette volte precedenti non avevo notato, forse perché si palesano unicamente a chi li vuole trovare a tutti i costi e per giungere allo scopo non si sottrae dal lavorare di fantasia. Detto tra noi, con un po' di sforzo si trova del materiale da usare anche nel cinepanettone. Tuttavia desidero condividere con voi alcune considerazioni, che potrete massacra

Depressi allegri

“Io penso che questa situazione richieda che qualcuno faccia   un’azione assolutamente futile e stupida … Si tratta solo di stabilire quale” da Animal house Quando gli opposti s'incontrano ha luogo un big bang da cui nasce un nuovo mondo. Purtroppo non posso garantire che si tratti di un mondo vivibile, ma questa è un'inezia. Così è anche per gli stati d'animo. Non è un lavoro facile; è proprio un lavoro, richiede impegno, dedizione e una costanza non da poco. Premetto che inizialmente ero una depressa triste. Mi aggiravo per casa, e anche fuori, in pigiama e anfibi, non tradendo una scarsa igiene personale solo perché ho la fortuna di sudare esclusivamente in casi eccezionali, quali cataclismi, caldaia impazzita che fa partire i caloriferi in luglio stabilizzandoli sui 42 gradi (lì traspiro pensando alla bolletta del gas, non per altro), e capatine in ospedale per lavoro o questioni personali. Avevo la camminata che, per amore dell'etimol

La faccenda dei commenti

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Avviso: se non avete tempo da perdere, iniziate a leggere dalla scritta rossa, in grassetto, a fondo pagina.  Non sono una persona cattiva, giuro. E nemmeno permalosa... aspettate, un po' sì, ma mi offendo solo quando mi si prende in giro per il rotacismo (qui me la sono tirata da quella che sa; la tipa che in cinquantanni non ha imparato a pronunciare la erre, ma non per mancanza di cultura). A tal proposito vorrei fare sapere al formaggiaio, il quale davanti alla richiesta di un pezzetto di parmigiano si è piegato in due dal ridere perché, a suo parere, parlo uguale ai topini dello spot Parmareggio, che non mi vedrà più (anche perché quella pepita di formaggio l'ho pagata talmente cara che sto decidendo se grattarla sulla pasta o portarla dal gioielliere per farla incastonare in un anello di platino). Qui non mi sentite, la erre non appare, quindi giuro che nulla di ciò che mi si dirà in futuro potrà provocarmi giornate di rancore accecante. Perché ho fatto quest

Se il panico non fosse mai arrivato

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Qualche giorno fa sono capitata in una community (credo si chiami così) in cui gli iscritti si confrontano su panico, depressione, agorafobia e compagnia brutta. In realtà, una buona parte, si limita a scrivere "sto male", con o senza punto esclamativo.  Li capisco, anche se di per sé quella frase non può portare a nulla, se non a risposte che ripropongono analogo concetto o a qualche frase di circostanza del tipo "ce la farai". In questi casi mi astengo dallo scrivere anche solo una parola; non saprei cosa dire, m'imbarazza tentare di alleggerire il tono della conversazione perché so che in certi momenti c'è poco da ridere. Ammetto anche che provo un certo senso di fastidio nel leggere scambi d'opinioni e consigli su farmaci e relativi dosaggi: è una roba seria, stiamo mica parlando della ricetta del tiramisù e della quantità giusta di mascarpone che richiede. Per favore! Ma lasciamo perdere queste considerazioni; ognuno faccia un po' come