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Visualizzazione dei post da 2019

Navigare tra le feste in solitaria

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Che il periodo natalizio non sia quel ben di Dio che ci presenta la tv, è un dato inconfutabile. Anche i più entusiasti ne escono stremati, e chi l'entusiasmo se l'è perso per strada tempo fa, rischia di deprimersi per una roba che dura due settimane scarse. Sì, lo so, hanno iniziato ai primi di ottobre con addobbi, carta dorata, fiocchi e Babbo Natale che, nonostante lo stomaco prominente di suo, ingolla litri di bevanda gassata, ma i migliori tra noi hanno fatto finta di niente. Tocca essere felici, colmi d'amore, saldi nell'adorazione incondizionata di famigliari e amici... Ehi, so di pranzi di Natale e cenoni di Capodanno finiti in pronto soccorso, e non a causa di un'intossicazione alimentare. No, no, non è il caso di angosciarsi se, quando tutti si "divertono", si è soli. Che poi c'è chi quei momenti in solitaria se li va a cercare e li vive con serena tranquillità. Come? Qui mi chiedete di entrare nel personale e la mia personalità

10 cose da non dire al depresso

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Tempo fa ho scritto un pezzo su ciò che risulta urtante sentirsi dire durante, ma anche prima e dopo, un attacco di panico (se lo avete perso e  vi interessa, potete leggerlo cliccando su  Da non dire in caso di panico ).  Oggi vorrei affrontare, con analoga dedizione e quella puntina di acidità donatami dall'esperienza, l'arduo tema della depressione vista da chi ne sta fuori; è un lavoro duro, lo so, ma mi sacrifico volentieri per voi (ed è anche domenica, tenetene conto). E' giusto inserire un breve preambolo: in questa sede e in questo momento, per depressione intendo quello stato che ci tiene a letto con le coperte sopra la testa, per farci alzare solo per istanze improrogabili (andare in bagno, dove però evitiamo di lavarci perché è una fatica inaffrontabile), che ci toglie la fame o ci fa mangiare senza posa per riempire un vuoto incolmabile e, talvolta, sembra rendere stancante anche respirare... insomma, ci siamo capiti; parlo di quella che gli specialisti

Adulare o essere se stessi?

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Esistono uomini meno interessanti e più repellenti di quelli che passano l'esistenza a lisciare il pelo a qualcuno un cicinin più importante di loro? No, è un fatto. Qui nei social se ne trovano all'ingrosso. Gli haters, in confronto, sono simpatici; il loro stato nevrotico-dissociativo fa persino tenerezza; poi li si picchierebbe con una mazza ferrata, ma con cuore colmo d'indulgenza. Coloro che per poter ottenere qualcosina, fosse anche un minimo di considerazione (o persino un like), adulano gente oggettivamente odiosa e supponente o che semplicemente non stimano: Dio ci scampi. Poi, e qui si cade nel grottesco, in separata sede, ne delineano una genealogia un filo irrispettosa... piuttosto che frequentare un uomo così, preferirei chiudermi in un convento di clarisse (che non so chi sono, ma dopo m'informo). Non so cosa sperino di ottenere, o cosa effettivamente ottengano, ma di certo sono piccinini e privi di ossatura (dei vermini, ecco).

La storia di Lutvija e del chiodo arroventato

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"Noi eravamo sempre e solo di passaggio - estranei, odiosi, insultati - per niente turbati, e nemmeno tanto tristi, ma a volte con addosso una stanchezza dolorosa. Come se il cammino fosse davvero la nostra strada." Oggi vi scriverò di un romanzo, perché mi gira così. Non parla di panico, ansia o altri problemucci che mi diletto a rifuggire, ove e quando mi sia possibile. Preambolo del tutto irrilevante: ho un amico in Florida (Ema) con cui intrattengo conversazioni notturne. Notturne per me, lì è pomeriggio e qui sono le due di notte; lì fa caldo e qui mi presento davanti allo schermo con la vestaglia di flanella della nonna; lui è abbronzato e io sono scura solo sotto agli occhi... potrei continuare per pagine e pagine, ma vi vedo già annoiati. Il mio amico, oltre ad essere bello come il sole della Florida, è un'autorità in campo di libri (che scrive anche, con un genio che invidio fino alla gastrite). Detto ciò, quando finisco le scorte di volumi che, con

L'inganno: la mente regge, il corpo crolla

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chiassosi e non fumatori Un monaco, un giorno, mi disse: smetti di guardare alla mente e al corpo come a due entità separate. L'ho sentito ma non l'ho ascoltato. Lo ribadisco senza timore d'essere smentita: quello che sta per finire, ma ancora trattengo il fiato, è stato l'anno peggiore della mia vita. Dell'ampia e variegata gamma delle cose orribili che potevano accadermi, me ne sono concessa una fetta generosa; roba da fare indigestione. Tuttavia è stato anche l'anno con meno ansia, panico, depressione e, soprattutto, agorafobia. Più volte mi sono interrogata, e ho tediato voi, sulla questione. Mi sono data molte risposte e, temo, nessuna sensata. Recentemente ho anche accettato un lavoro che mi ha portata ad uscire, entrare in un ampio ed elegante hotel ospitante quasi 700 medici. Vi ho già detto che ho la fobia dei medici? Mi sa di sì. I partecipanti dei tre giorni di congresso, perché di congresso si trattava, non indossavano il camice,

Personalità multiple e ogni cosa al suo posto

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Un carissimo amico ha detto che mi sottopone i suoi manoscritti in anteprima perché, possedendo io molteplici personalità, è come avere il giudizio di una ventina di persone. L'ho trovata una battuta assai divertente e, dopo una breve ma travagliata analisi, mi sono resa conto che ci ha visto abbastanza giusto; anche se mi ostino a pensare di soffrire esclusivamente di repentini, quanto destabilizzanti, sbalzi d'umore. Una di queste personalità, osteggiata dalle altre diciannove, è una seguace dell'ordine e della disciplina. E' la più fastidiosa, non ammette repliche e se ne frega altamente di qualsiasi condizione esterna sfavorevole. Ieri si è presentata con la solita arroganza, si è guardata attorno con orrore e disgusto, poi mi ha imposto di sistemare il casino su tavoli, cassetti e pavimenti, oltre che di dare una rigorosa pulita. Io e altri 18 me, abbiamo obiettato che devo portare il tutore a braccio e spalla per almeno un'altra settimana.

La storia di Ombretta: ansia, panico e poi una malattia che cambia le carte in tavola

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"Chi soffre di ansia e attacchi di panico sa che uno dei nostri peggior difetti è quello di essere esageratamente disponibili con chiunque, incluso chi non lo merita". Nel mondo virtuale, come in quello reale, capita d'incrociare un volto, poche parole, un pensiero, che accendono un interruttore nella mente e spingono a volerne sapere di più della persona a cui appartengono quegli occhi e quelle riflessioni. Non accade spesso, anzi. Ma quando succede scatta una sorta di colpo fulmine. E' stato così nei confronti di Ombretta: letto un suo commento su una pagina fb e sono corsa all'inseguimento della versione il più possibile analogica del relativo digitale. La sua foto di profilo mi ha ricordato un mix tra Lisbeth Salander e Peter Pan: è molto bella, sguardo determinato e sognante in una botta sola... racconta di una donna che davanti alla vita non cincischia. Tuttavia, essendole passata accanto nel gruppo che amministra,  Attacchi di panico , ho iniziato a le

10 motivi per non vergognarsi del panico e affini

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Alzi la mano chi si vergogna di soffrire di attacchi di panico, depressione, fobie varie, ipocondria, periodici sbarellamenti della mente (quest'ultima patologia non la trovate nei manuali di psichiatria né su Wikipedia). A me è capitato nel periodo d'esordio di tutta quella roba lì; a volte, anche ora tendo a non fare cenno delle storture che mi accompagnano, ma solo in ambito professionale, perché mi rendo conto che molti non capiscono e si fanno l'idea che da un momento all'altro potrei trasformarmi nel Jack Nicholson del film Shining e non è bello dare l'impressione d'inseguire potenziali clienti brandendo un'accetta; è poco "skilled", diciamo. Penso a quante volte, ad esempio nella sala d'attesa del medico (e non solo, purtroppo), gente mai vista m'intrattiene con dettagliate descrizioni di malattie che partono dall'artrosi per giungere alle emorroidi. Ecco, onestamente proverei più pudore nel lamentarmi su quanto duole il

Vita e opere dell'insonnia

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Di notte dormo un... niente (mi sto autotassando per ogni parola scurrile che dico o scrivo: spezzo una sigaretta a metà. Poi finisco per fumarmi due mozziconi, uno con filtro e l'altro senza). Mi hanno detto che sono affetta dalla sindrome del panettiere, e in effetti sotto casa ho un forno e mi piace sentire il rumore dell'impastatrice, che crea cali di tensione elettrica e mi si ammoscia la lam padina... e il profumo della pizza tra le 3 e le 4.30 AM. L'insonnia non sarebbe un problema. Anzi.  Di notte ci sono un sacco di cose da fare: il minestrone, iniziare e finire un romanzo giallo in un'unica soluzione (con lampadina incerta), annotare pensieri, abbozzare romanzi, scrivere sui muri di casa, colorare il soffitto (vedi foto), guardare un film in bianco e nero, ascoltare musica con le cuffie, uscire per una passeggiata e fissare inebetita i semafori giallo lampeggiante, farsi la ceretta ai baffetti... insomma, non ci si annoia, anche perché la natura

Mentre cercavo la pace interiore

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Dalla finestra di Alice Per trovare la pace interiore, contemplare il proprio sé profondo, baloccarsi con i demoni che infestano la mente, sfuggire da rabbia e altri inquinanti, esistono varie alternative: c'è chi va in India, in Buthan o in un monastero; chi si isola in eremo lontano dalla civiltà cibandosi di licheni o in una lussuosa spa a mangiare aragosta al vapore, e infine chi percorre la via dello shopping compulsivo. Io ho spento il modem per una settimana. Niente internet e niente telefono (lo smartphone era acceso, lo ammetto... perché ho degli amici che mi preme sentire tutti i giorni, ma in mia difesa posso giurare che nessuno di loro è minimamente inquinante). Tutte le alternative di cui sopra sono allettanti, non ci piove; è che sono pigra, piena di grane finanziarie e un tantino agorafobica. Tuttavia, l'idea del lichene la tengo a mente magari per la prossima estate. Ora, penserete che me ne sia stata in casa a meditare, che nulla abbia interferit