Zuzù.
Non ho mai scritto un elogio funebre per una persona, e prevedo che mai lo farò. Ho scritto il mio necrologio, che all’epoca allarmò qualche amico, ma è una cosa del tutto diversa. Tuttavia, ora mi scappa qualche riga sulla compagna d’avventure che mi è stata accanto, per più di vent’anni. Sabato se ne andata Zuzù, la Cinquecento azzurra che all’improvviso, e con un una fiammata da affumicare l’intero quartiere, ha concluso la sua ultima corsa. Per motivi che mi sfuggono, ma sui quali lavorerò con “una brava”, ricordo il nostro primo incontro con una nitidezza che, ammetto, non posso paragonare ad alcun appuntamento con un umano. Mi avevano dato una dritta: un’auto usata a prezzo ridicolo e in buono stato. Quando arrivai alla concessionaria, dalla vetrina ne vidi due: una nera e l’altra azzurra. Adoro il colore nero mentre l’azzurro mi dice poco, ma pregai che fosse la seconda. Ricordo che entrai incrociando le dita e preparandomi a chiedere comunque il prezzo di quella sp