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Visualizzazione dei post da marzo, 2018

Passi, cinesi e l'antifurto gipsy

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foto mia Oggi, il mio girovagare senza meta precisa e scarso senso dell'orientamento, mi ha tenuta fuori per un'oretta senza particolari preoccupazioni per lo stato delle mie valvole. Avevo giusto finito di scrivere un articolo sui miracoli delle innovative procedure mininvasive per la cura delle patologie di aorta e mitrale, e avevo voglia di uscire, di scappare, di prendere un volo per Kyoto e guai a cercarmi.  La divulgazione medico-scientifica mi fa quell'effetto. Ed è un effetto tanto potente da superare l'agorafobia.  La medicina mi terrorizza più degli spazi aperti: è un fatto. Comunque, rinunciando a malincuore al Giappone, sono andata dai cinesi (che sono solo a 534 passi da casa e l'effetto illusorio mi pare soddisfacente). Ho guardato piatti quadrati che mi piacciono ma non acquisterò mai e poi ho impegnato un po' di tempo ad annusare saponette dal profumo decisamente occidentale. Lungi da me nutrire sentimenti malinconici verso

La camminata ondeggiante

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Oggi mi gira la testa. A dire il vero, i capogiri e a volte le vertigini, mi accompagnano da anni quasi quotidianamente. Tra le varie diagnosi raccolte qua e là dai medici, ho annotato: cervicale, effetto collaterale dei farmaci, ansia (qui, il professorone di turno mi ha rubato la parcella), labirintite, non lo so. "Non lo so" è la patologia che, a distanza d'anni, continuo ad apprezzare di più per l'onestà intellettuale e professionale.  Quindi, poco fa sono uscita con il sintomo peculiare del non lo so (prima o poi troveranno una cura, la ricerca fa passi da gigante) e mi sono esposta al mondo. Al mondo... diciamo al quartiere, che tuttavia è un microcosmo multietnico, trasversale per età e modalità intellettuale, ricco di suoni e di cose belle e brutte: un mondo a tutti gli effetti. Più che camminare, ho basculato intorno all'ansia, con l'aria dell'ubriaco che non ricorda la strada per casa o che tenta di capire se sta sognando nel suo let

Ansia da prestazione e ferramenta

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Torino - Ieri, negozio di ferramenta. Datosi che ho due gatte che era meglio se prendevo delle scimmie, e datosi che scappano alla ricerca di mondi sconosciuti e la brava gente delle case vicine è poco contenta, ho deciso di "recintare" i balconi. Ora, come giornalista non sarò un granché, ma vi assicuro che come progettista d'esterni, d'interni e di vie di mezzo, sono decisamente peggio (eh lo so, sembra impossibile); quindi ho pensato di recarmi dal ferramenta con un'idea di progetto che sulla carta mi sembrava buona o quantomeno decente. La ferramenta ha delle tacite regole da club britannico per gentiluomini (è probabile che fumino sigari e sorseggino cognac seduti davanti alle brugole), così se entra una donna si sentono un po' in imbarazzo; te ne accorgi perché improvvisamente smettono di parlare di cacciavite a stella e cala il silenzio. Comunque sia, io e il mio panico latente ci siamo avventurati nel negozietto stretto e lungo, dove

La santa degli agorafobici

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Dal momento che lavoro per voi da mattina a sera con una dedizione che definirei commovente, ho deciso di fare accurate ricerche per trovare una figura che possa efficacemente essere invocata nel momento del bisogno. E visto che gli psichiatri spengono il telefonino quando captano che potremmo avere urgenza di contattarli (sono come i pipistrelli, emettono onde sonore per evitare d'imbattersi in un paziente problematico fuori dallo studio e dalla parcella, giuro), ho deciso di passare dal profano al sacro. E' così che mi sono imbattuta in Santa Alessandra d'Egitto (detta la Reclusa) che, per meriti sul campo, vorrei eleggere santa protettrice degli agorafobici. Non esistono molte notizie sul suo conto, come su tutti coloro che se ne stanno tappati in casa, ma qualcosina ho recuperato; nottetempo, perché stanotte di dormire non se ne parlava. E' una santa della Chiesa Copta; non mi chiedete, dei copti so nulla, ma si tratta di faccende religiose ineren

I consigli degli altri

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Mi piacerebbe capire perché dobbiamo dare tanta importanza a quello che dicono gli altri. Con rispetto parlando, una buona parte della gente dice idiozie da quando si sveglia fino all'ora di andare a dormire; e non mi stupirebbe sapere che continua anche in fase onirica. Perché questa premessa che suona un po' aggressiva? Tanto per iniziare, perché a tratti io sono un po' aggressiva (soprattutto quando piove, ho la nausea e mi duole la schiena); poi quando sento i consigli di alcuni in merito a vari ed eventuali disturbi, la mia natura amabilmente pacifica fa dietrofront e parte per la Legione Straniera con un fucile di precisione e la fredda determinazione di un cecchino. Non so cosa farci, è più forte di me. Vi faccio qualche esempio. Ad un'amica che soffre di anoressia, patologia (o disturbo, come vi pare) seria come poche, è stato detto "basta che ti sforzi di mangiare" . Puntatore laser posizionato dove per gli orientali si colloca il t

L'ipocondria con ironia (che fa pure rima)

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Era una notte buia e persino un po' tempestosa. Una di quelle notti in cui, per non pensare alle grane su cui mi sono soffermata durante tutta la giornata, inizio a catalogare (in ordine di gravità diagnostica) i sintomi suggeriti dal corpo. Mi sono soffermata sul dolore al braccio sinistro esordito durante l'estate e mai sottoposto a verifica medica, perché, se ben ricordate, ospedali, farmaci e dottori sono al top della classifica delle mie fobie: esiste una forma di masochismo più crudele per un'ipocondriaca? Rispondo io... no! Comunque, mentre ero lì a decidere se il dolore all'arto di cui sopra fosse imputabile all'infarto più lungo della storia o a un tumore al polmone (con metastasi girovaganti con mete eterogenee), ho acceso una sigaretta (tanto per abbreviare i tempi di sofferenza) e anche il computer. E lì mi si è aperto un mondo. Non ho cercato una diagnosi su Google, io ne so più di qualunque medico online e anche offline, ma mi sono imbattuta i

Coltivare l'imprevisto

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Sul mio balcone (è solo erba, lo so) Ho un quadernetto in cui annoto i rimedi antistress che raccatto in giro. Con il tempo è diventato un faldone che prima di aprirlo bisogna fare almeno dieci minuti si stretching per evitare di procurarsi uno strappo muscolare. Perché di consigli su hobby, esercizi e altre attività per vivere sereni, ne è pieno il mondo... e infatti viviamo su un pianeta popolato da nevrotici che ingollano ansiolitici e stabilizzatori dell'umore con la pala da carbonaio, ma questo è un dato irrilevante se davvero si vuole provare a stare un po' tranquilli. Tra le attività che, in fase di sperimentazione personale, hanno dato i risultati più soddisfacenti, c'è il giardinaggio. L'unico guaio è che non ho un giardino, ma di certo non mi lascio abbattere da un'inezia del genere. Ho un balcone e persino due davanzali, chi sta meglio di me. Quindi mi dedico al giardinaggio senza giardino. E dal momento che, dicono, abituarsi all'

Le serie TV antistress - Vorrei essere Jessica Fletcher

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Com'è naturale che accada, nel corso degli anni ho sviluppato un certo talento per individuare piccole scappatoie dall'ansia, che comunque resiste con invidiabile ostinazione, non crediate. Tuttavia, ci sono alcune cosucce a cui faccio ricorso quando, anche tra le rassicuranti (mica tanto) mura di casa, il cuore inizia a ballare il tip tap mentre la mente si canta un rap fortemente tensivo. Nel mio caso, la lettura di un libro (a patto che non sia deprimente per trama o stile), è l'ansiolitico più potente. Di contro, la musica riesce raramente a sedarmi, e di questo mi dispiace non poco. Ma quando, di sera, colgo che non esiste romanzo efficace, mi affido alle amorevoli cure di alcune serie TV che tengo su chiavetta usb con l'etichetta "stop panico". Premetto che il telefilm che ho amato di più è X-files. Purtroppo, però, tutte quelle storie di alieni e complotti federali e interstellari, infilati in uno scenario invariabilmente buio e piovoso, no