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Visualizzazione dei post da febbraio, 2020

Il panico da coronavirus

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Ho visto cose che... Supermercati presi d'assalto mentre io, da fuori, vedevo allontanarsi la possibilità di acquistare quella scatola di surgelati che desideravo portarmi a casa; anziani con bandane sul naso che paiono pronti a un assalto alla diligenza; gente con mascherine che, dato che non se ne trovano più, sono ormai incrostate dallo smog cittadino (un tempo erano bianche, ora tendono a un grigio antracite che fa un po' impressione); persone che davanti alla tosse da tabagista creano il vuoto intorno che, in effetti, porta sollievo al mio disturbo di fobia sociale; influencer e altri inutili soggetti che fanno outing circa la loro ipocondria; ipocondriaci che non ambiscono a influenzare qualcuno, vittime di autentico panico che li spingerebbe a vivere al pronto soccorso ma ora gli è negato anche questo conforto. La paura è roba brutta e trasforma chi non ci convive da una vita in esseri da film horror. Chi invece il panico lo ha adottato da tempo, se

Tutti hanno paura

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Panorama ospedaliero Cos'è il coraggio?    Per me è andare al supermercato di sabato pomeriggio o entrare in un ospedale.  Per tanti sarà qualcosa di più epico ed eroico.  Ma la mia paura non ha meno dignità delle altre. Qualche giorno fa ero in ospedale per una visita prericovero. Inutile ripeterlo, ma lo faccio ugualmente: nulla mi terrorizza quanto gli ospedali. Mentre mi accingevo ad affrontare i corridoi affollati sentivo che le gambe iniziavano ad essere poco collaborative; arrivata all'ascensore ero certa che sarei crollata a terra e, lo ammetto, speravo in un infarto acuto (e non se ne parla più). Una volta raggiunta la sala d'attesa, è già mi pareva di aver scalato l'Everest, non c'era una sedia libera e a quel punto le gambe non le sentivo proprio più. Mentre attendevo con gli altri, immaginavo quanto tutto sarebbe più semplice se non avessi tutte le paure paralizzanti che, per quanto mi ostini ad affrontare, sembrano non tenere cont

L'amore ai tempi del panico

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Quasi quasi oggi parlo un po' d'amore, e non pensiate che sia un lavoro facile perché per me non lo è. È una tematica che mai porterei come argomento a scelta ad un esame; l'ho sempre capita al pari della trigonometria: svolgevo le equazioni ma ancora oggi non ho idea di quali siano le sue applicazioni pratiche... e comunque raramente ho raggiunto la sufficienza. Tuttavia so alcune cose, la prima è che avere un  ideale d'uomo (o di donna; mi propongo di scrivere un pezzo unisex, a tutto tondo, pratico per ogni stagione) è cosa inutile, in quanto tutti noi sappiamo quanto irrazionali, irragionevoli e persino ironici siano i sentimenti. Vi farò un esempio; il mio uomo ideale è da sempre: senso dell'umorismo di Woody Allen, aspetto fisico di Thor, pazienza di Giobbe. Risultato: mi sono perlopiù innamorata di uomini con  il fisico di Woody Allen,  il senso dell'umorismo di Giobbe, e la pazienza di Thor. Vedete bene, dunque, che non funziona. Un'altra

Testamenti e l'arte di perdere tempo

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Dato che vivo con invidiabile serenità la prospettiva del prossimo intervento a cui dovrò sottopormi, mi sto intrattenendo con la stesura del testamento. Voi chiederete: ma che caspita hai da lasciare? Nulla di valore effettivo, ma qui c'è un sacco di roba che "affettivamente" costituisce un patrimonio incalcolabile. E comunque è dall'età di 14 anni che mi diletto a diseredare parenti e amici appena mi fanno girare le balle; poi ritorno sui miei passi: è un lavoraccio. Sempre sorretta dal pensiero positivo, ho deciso di fare le cose per bene; quindi sono andata su un sito di consulenza legale e ho scaricato un fac simile... perché ho iniziato a copiare a scuola e non sono ancora riuscita a smettere (così come per le sigarette). Ora, mentre mi accingevo a iniziare il lavoro di trascrittura, con le dovute modifiche perché non ho figli né Rolex, mi sono distratta sul testo che allego. Allora, ho perso un po' di tempo sulla prima frase che, a