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Visualizzazione dei post da marzo, 2019

Due donne libere

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Nella camera ci sono due letti. Io, di solito, sto seduta su una di quelle vecchie e scomode sedie che ricordano gli anni delle scuole elementari, di lato alla porta. Accanto alla finestra c'è il letto di una paziente che mi ha intrigata e spaventata al primo incontro. Perché mi somiglia. Non nei tratti somatici, si tratta di qualcosa nella sua personalità distorta dalla malattia. Parla da sola col tono del sussurro, mentre muove nervosamente le dita come se stesse contando e sfogliando le pagine di un libro. Fa piccole smorfie come se il calcolo mentale fosse troppo complesso o producesse un risultato insoddisfacente. Capita anche a me, quando l'ansia si fa severa. Tiene la testa girata verso la finestra; gli altri guardano la porta, ci ho fatto caso. Spesso, però, si guarda attorno come se improvvisamente scoprisse d'essere in un luogo a lei sconosciuto, e io ci patisco un po'. Ma soprattutto chiede sigarette a chiunque varchi la soglia. Tira fuori dei soldi da un

Il panico non si dimentica di te

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Beh, insomma, ho retto 21 giorni di ospedale senza attacchi di panico. Wow! Niente male. E venne il giorno ventiduesimo, dove allo stress, allo scoramento, alla fobia per i luoghi di cura e alla stanchezza si è aggiunta l'ansia anticipatoria per qualcosa che non è accaduto (quindi potete rilassarvi, nessuno si è fatto male). Ma procediamo con un minimo d'ordine. La sera del ventunesimo giorno stavo parlando con il mio vicino/amico/papà sostitutivo. Tra una roba e l'altra, lui dice di aver visto passare in corsia dei tizi vestiti da clown: roba strana per geriatria. A me torna su il cenone del capodanno 2000 che, vista l'eccezionalità di entrare in un nuovo millennio (sembra strano ma capita una sola volta nella vita, se capita), avevo mangiato parecchio. Guardo il mio vicino con una punta di paura e anche un frammentino di risentimento. "Eh no, cazzo, anche i clown no!" Le spalle mi si incurvano insieme al tracciato dell'elettroc