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Visualizzazione dei post da settembre, 2017

Che sia colpa del karma?

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Non credo nel paradiso, nell'inferno, nel valhalla e in qualsiasi altro luogo adatto a ospitarmi dopo che avrò finito di sentirmi poco bene. È un mio limite: non riesco a persuadermi che dopo la morte ci possa essere qualcosa, a parte la prosecuzione della vita di altri individui, fatto che mi pare abbastanza consolante. Penso che la vita sia una partita che non prevede tempi supplementari e trasferte; si gioca tutto qui e ora; quando l'arbitro fischia la fine non resta che ritirarsi nello spogliatoio e chi s'è visto s'è visto... qualcuno l'indomani commenterà il risultato. Quindi non riesco nemmeno a credere nella reincarnazione, che tra l'altro mi piace poco come idea di base; direi che la prospettiva d'iniziare un'altra vita da capo portando sul groppone gli errori pregressi, mi pare meno allettante dell'inferno, per capirci. Tuttavia, da un po' di tempo, sto elaborando la convinzione che il karma (principio di causa-effetto legato

Il buon panico si vede dal mattino

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Il cielo dentro Mio nonno riusciva a prevedere le mutazioni climatiche basandosi sull'intensità dei dolori dei calli ai piedi; inoltre, grazie al nervo sciatico sapeva dire se la pioggia sarebbe apparsa in serata o nel pomeriggio seguente. Ricordo che imbastiva delle diatribe con la tv; nello specifico con il Colonnello Bernacca, un uomo dall'aria mite ma assai professionale. E in effetti, i suoi calli battevano ai punti le complesse analisi del meteorologo. Sempre. La genetica non concede spazio d'errore e, pur non avendo ancora ispessimenti della pelle che mi consentano una carriera nella previsione del tempo, io so con certezza, fin dalle prime luci dell'alba, se durante la giornata si presenterà un attacco di panico degno di nota.  Lo sento al risveglio, anche se se ne sta acquattato in un angolo remoto della mente, trattenendo il respiro per non farsi scoprire. Nessun suggerimento dal mondo onirico: troppo facile, ci riuscirebbe chiunque e i miei s

Un Vangelo strepitoso

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la mia copia Per un certo periodo della mia vita, e in parte ancora oggi, ho nutrito un notevole interesse per le religioni. Ovvio, quindi che abbia letto tutti i testi sacri che sono riuscita a recuperare: dalla Bibbia al Corano, da alcune parti del gigantesco Canone Pali agli scritti di singoli "illuminati", ecc. Letto, non studiato; è una differenza importante: sono convinta che per comprendere realmente questi testi siano indispensabili conoscenze di base che non posseggo, oltre forse all'aiuto di veri studiosi disposti a insegnarmi tutto a bastonate. E questo, sospetto, spieghi le fuorvianti interpretazioni di tali capolavori da parte di un buon numero d'esseri umani, con le conseguenze di cui il mondo è purtroppo testimone sempre più spesso. Ho iniziato male, me ne rendo conto. Qui vorrei parlarvi di un libro estremamente divertente  (sapete quanto amo i romanzi divertenti, il migliore antistress e ammazza-ansia che conosca)  che ho letto recentement

Stanchezza e deficit d'attenzione

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Sono stanca. Tanto. E' una stanchezza fisica, mentale, atavica, endocrina, paranormale. Dormo poco e ho sempre sonno, avverto tutti i sintomi del deficit d'attenzione. Ma evito di lamentarmene per non darvi pensiero. Avverto costantemente un senso di fretta abbastanza ingiustificata. E' che  in realtà faccio tre lavori. Quattro, se consideriamo giustamente lavoro inseguire chi mi deve pagare un lavoro terminato a giugno; la stanchezza fiacca la capacità di trovare sinonimi, ad esempio alla parola "lavoro". Nessuno di questi mi permette di mettere insieme uno stipendio foriero di vita decorosa. Ma non me ne lamento, se non con la cassiera del supermercato, quando le tocca stornare una confezione di formaggio francese infilato nella cesta con un'entusiasmo ignorante (l'entusiasmo tende sempre all'inconsapevolezza; lui se ne frega del portafoglio). Ho poco tempo, peraltro spezzettato qua e là, da dedicare a ciò che mi piace fare. Tem

Lavori a domicilio: un mondo. Brutto (prima parte)

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Ormai ci ho preso gusto: i lavori a domicilio li provo tutti. O meglio, mi sottopongo ai colloqui telefonici. Poi qualcuno l'ho anche testato personalmente: verifica sul campo, analisi delle fonti e della notizia, completezza delle informazioni, masochismo. Se non fosse che so cosa significa, in termini di disperazione, aver bisogno di lavorare, i risultati ottenuti fino ad ora sarebbero confortanti in quanto a umorismo.  Per il resto il panorama è sconfortante, spiritualmente debilitante, urticante, fa venire voglia di armarsi di mazzuolo e partire per spedizioni punitive. Quest'ultima opzione è dannosa per tre motivi: si rischia il carcere, si va contro i propri principi, non si ottiene quanto ci spetta. Quindi sconsiglio vivamente la soluzione con clava (eccellente per l'uomo primitivo, tuttavia l'evoluzione della specie ci ha penalizzati in tal senso e, temo, anche in altri) e mi permetto di raccomandare tanta cautela prima di inoltrasi in questo mondo.

La ripresa delle passeggiate

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Finito il caldo, archiviata l'estate con i suoi miasmi cittadini, la mia volontà ha raddrizzato la schiena. Mento in alto, sguardo fiero, la mente sta nuovamente accompagnando il corpo nelle sue passeggiate quotidiane. Vi confesso che mi aggiro per le strade con un cronometro in mano, il che pone un po' in ombra lo sguardo fiero. Ma in un'ottica generale, questo dettaglio risulta abbastanza irrilevante. Inoltre, ho scoperto che un velo di rossetto sulle labbra contribuisce a incrementare il coraggio e l'interpretazione di questo dato direi di lasciarla a uno specialista. Io ho deciso di smetterla di pormi domande sul perché e per come, lascio che la mente faccia le sue scelte senza muovere obiezioni; ormai è grande, è tempo di darle fiducia. Sia chiaro che a mezzanotte la voglio a casa, senza discussioni. Tempo minimo di percorrenza: 30 minuti. Mezzora sembra un soffio, ma certi giorni è un'eternità. Il minutaggio non è sparato a caso, segue le dire

Fuori posto secondo Bukowski

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C'è gente che si sforza fino a farsi venire un'ernia per risultare diversa dagli altri; "originalità" la chiamano, merce che si vende bene o che permette di vendersi bene. La diversità pare assumere la valenza di un talento.  Perlopiù, chi realmente è o si sente diverso (per i più svariati motivi) non se la passa tanto bene; a volte pagherebbe per un po' di normalità.  Recentemente ho ritrovato questa poesia di Charles Bukowski che reputo bellissima e che, a mio parere esprime alla perfezione il disagio del sentirsi "fuori posto". Fuori posto Brucia all'inferno questa parte di me che non si trova bene in nessun posto mentre le altre persone trovano cose da fare nel tempo che hanno posti dove andare insieme cose da dirsi. Io sto bruciando all'inferno da qualche parte nel nord del Messico. Qui i fiori non crescono. Non sono come gli altri gli altri sono come gli altri. Si assomigliano

Ansia da anagrafe e capelli biondi

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Sono all'anagrafe. Seduta in una sala d'attesa troppo ampia e troppo piena. Siamo veramente in tanti e faccio uno sforzo per non contare puntando l'indice su ogni individuo. Mia nonna mi ha insegnato che non sta bene indicare le persone. A parte qualche anima partita, senza possibilità di ritorno, per il mondo delle applicazioni di telefonia mobile (e io che scrivo su un taccuino guardandomi attorno con aria diffidente, casomai qualcuno volesse copiare), nessuno tace. Parlano tutti a un volume che fa pensare alla necessità di comunicare durante un concerto heavy metal. Italiani e stranieri, senza eccezioni. Non è vero, due cinesi se ne stanno seduti in un silenzio che, a questo punto, diventa quasi inquietante. Qualche Smartphone suona: carina la suoneria con il garrito del gabbiano, perché io non ce l'ho? Si lamentano tutti: i più giovani sono disgustati dall'Italia, dagli italiani e da altra roba attinente il territorio nazionale; i più anziani

Stratagemmi per perdere tempo

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Fortemente sconsigliato durante la guida o l'uso di macchinari. Viaggio a due velocità: lenta (quasi ferma) e rapidissima. Il ritmo intermedio mi riesce difficile da affrontare perché non si adatta ai miei stati emotivi: catatonico e nevrotico. Diciamo che parto con grande energia, ma la esaurisco in fretta; a volte ancora prima di iniziare a carburare. È sempre stato così, a grandi linee, tuttavia noto un peggioramento. Nel bel mezzo dello sprint, mi fermo a perdere tempo. So che che nell'economia delle faccende del mondo, e persino di quelle personali, questo fenomeno non merita nemmeno lo status di problema, ma è anche vero che nel corso degli anni mi ha creato delle grane. Tuttavia, perdere tempo, a volte, serve per ritrovare se stessi. O per dimenticarsene del tutto. Comunque sia, in momenti che gradirebbero la mia partecipe presenza, reputo fondamentale (attenzione, per ogni distrazione si trova sempre un più che valido motivo) : Ricordare i nomi (non solo i

Considerazione bonsaj

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Se solo vivessi in Giappone, potrei dire di essere una "hikikomori" (parola dal suono delizioso; il significato lo è un po' meno).  Mentre "stramba forte" di casa nostra non ha nulla di melodioso.  E' anche vero che là mi manderebbero in una comunità di risocializzazione (che suona un tantino dura). Qui mi fanno una ricetta per lo Xanax (che è palindromo e quindi buono e bello).  Culture diverse, c'è niente da fare. Vado a farmi un tè verde.

Estate e sindrome da serie tv

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Divano, tazza di tè e telefilm in successione talmente rapida che a volte mi sono confusa: mai mettere lo stesso attore in due lavori diversi, finisce che il pubblico si chiede come l'ergastolano neonazista sia diventato un consulente psichiatra della polizia di New York; magari non proprio tutto il pubblico, ma io sì, forse perché sono facile alla distrazione. Così ho trascorso buona parte delle vacanze. Sono diventata teledipendente. Ho visto ogni sorta di teleromanzo, escluse le vicende ospedaliere che, se non c'è il Dottor House, mi mettono ansia, depressione e paranoia da ipocondria. Bé, anche il buon House riesce a farmi avvertire tutti i sintomi di una malattia autoimmune; non so se ci avete fatto caso, ma i suo pazienti hanno sempre quella roba lì, almeno a inizio puntata, quando invariabilmente si sbaglia diagnosi e al moribondo tocca sorbirsi farmaci potenzialmente letali e inutili, con conseguente trapianto di fegato. Ma ormai è storia vecchia... che ho

Agosto è finito e l'ansia da ospite

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Agosto è finito. E anche per oggi ho inserito nel testo un'inutile ovvietà; ormai è quasi un marchio di fabbrica. Pur avendo una certa predisposizione per le asserzioni banali, questa ha un suo perché. Agosto è il mese delle vacanze, delle città che si svuotano (sempre meno, purtroppo), delle gite, passeggiate, cene con amici, birrettina nei locali, eccetera. Ma è anche il mese in cui la depressione sboccia mostrando colori più vividi, le ansie trovano maggiore spazio tra i diminuiti impegni, le nostalgie di vecchi viaggi (ormai persino un po' sbiaditi) mordicchiano qua e là come zanzare moleste. Personalmente ho cercato di impegnare questo mese in modo costruttivo. L'impresa non ha avuto i risultati sperati, a parte una bronchite che ha riproposto le suggestioni dell'estate al mare 1995. Tuttavia, mi sono tenuta occupata: ricerca di nuovi lavori (il mio curriculum ha qualcosa che non va, devo studiarlo meglio), progetti inattuabili o comunque vagament