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Visualizzazione dei post da dicembre, 2018

E non si parte

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Ho lavorato con impegno a tutti i tipi di influenza virale conosciuti dalla scienza. Praticamente ho trascorso il mese di dicembre spiattellata come una piadina romagnola. Oggi ho compreso che non potevo più rimandare una serie di commissioni procrastinate troppo a lungo; tipo andare a fare scorte in farmacia e tabaccheria, che poi sono i luoghi di maggiore frequentazione. Mentre c'ero, mi sono detta, toccava anche andare un po' più lontana per recuperare materiale di lavoro... perché non si vive di solo Xanax e sigarette (comunque per acquistarli servono soldi, è una dura e orribile verità). Mi vesto come Messner in partenza per l'Everest. Dopo due minuti scarsi sono un bagno di sudore, modo eccellente per declinare l'influenza in polmonite... e per fare salire il panico (non so voi, ma a me il caldo agevola l'ansia).  Arrivo alla mia auto traballando come un pinguino in stato di ebrezza: dopo tanti giorni in casa, l'agorafobia si fa stile di vita. O

Auguri!

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Lo so, queste feste sono roba per gente forte. Ci saranno momenti d'ansia; e per chi, come me, soffre di disturbo d'ansia generalizzato i momenti si susseguiranno senza interruzione, ma siamo abituati, non facciamo più una piega, ci frantumiamo dentro in migliaia di pezzettini ansiosi con una freddezza esteriore del giocatore di poker professionista; ci potrà essere panico con desiderio di fuga, e... in questo caso, con la schiera di parenti che dopo la serena benevolenza di partenza iniziano a recriminare, dichiaro che la fuga è un atto di estrema saggezza; ci saranno le solite ipocondrie, agevolate dalla difficile digestione (il pronto soccorso è sempre aperto, teniamolo a mente); ci sarà una punta di depressione che avvertiremo come il peso di un lottatore di sumo seduto sullo sterno. Ma la buona notizia è che potrebbe non esserci nulla di tutto ciò, ed è quello che vi auguro con tutto il cuore (che, non per allarmarvi, sento battere con ritmo stanco e ir

Normale? A volte pare di sì

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Come chiunque (credo) tenda a coltivare paranoie sulla propria salute mentale, spesso mi ritrovo a chiedermi cosa sia normale e cosa no. Mi pare d'essere sempre sulla linea del no, almeno osservando gli altri. A volte, però, mi ritrovo in situazioni che mi tranquillizzano. Ora ve ne racconto una. La storia è questa. Sono nel negozio del kashmiro, che ormai è diventato il mio figliolo adottivo all'insaputa delle autorità. Ve ne ho già parlato, ma più di un anno fa; casomai vi tornasse utile rinfrescarvi la memoria cliccate  QUI Sono alle prese con la compilazione online di un documento per stranieri che se fosse scritto in sumero antico risulterebbe più comprensibile. C'è anche l'amico del kashmiro, ossia un romeno che ha sempre l'aria di divertirsi un mondo, e forse lo fa. Mentre sacramento contro le complicanze da documentazione ostica, parliamo di cucina. Ognuno elogia piatti tipici che gli altri non conoscono; insomma, la classica Babele,

Spunti di riflessione

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C'è poco da ridere . Vi ho avvisati con largo anticipo. Torino - Foto mia Mentre mi stavo lagnando con me stessa per la vita grama toccatami in sorte, e mugolavo come se una gamba mi fosse finita sotto al treno, mi sono guardata. No, non mi sono messa davanti a uno specchio a rimirare la mia bellezza minata dallo sguardo triste e la palpebra cadente: magari! Ho osservato i miei pensieri, ripensando  ad alcuni dati che ho dovuto raccogliere in questi giorni per scrivere un serissimo e forse poco interessante articolo e, sapete che vi dico, ora mi sto mandando a fanculo da sola. Mi darei uno schiaffo come si fa (anche se non si dovrebbe) con un bimbo petulante che fa i capricci perché a sei anni vuole l'iPhone (si scrive così?) e lo ripete strillando fino a farti saltare il sistema nervoso. Ok, ho dei guai, delle questioni irrisolvibili, combatto con una povertà latente (togliamo pure il latente) e le ghiandole del collo sono gonfie da agosto... ma fanculo!

Consigli per rimettersi in piedi

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Attenzione: i seguenti consigli non provengono da specialisti in psichiatria o psicologia, ma solo da esperti di vita quotidiana. Tuttavia non raccomando estrema cautela nell'utilizzarli: non hanno effetti collaterali. Si dice che l'amico si vede   nel momento del bisogno. Non sono del tutto d'accordo perché ritengo che un vero amico si veda in qualsiasi momento. Tuttavia non mi sento di dissentire con questo vecchio detto, in quanto è nel momento del bisogno che maggiormente si avverte la necessità di avere accanto persone che ti vogliono bene. Con l'avvicinarsi del Natale, e con altre grane che ormai si sono avvicinate da tempo, il mio umore è tendenzialmente pessimo; per capirci, fosse per me scaverei una buca e mi ci infilerei dentro con un coperchio a tenuta stagna. Non me ne lamento, perché in questi casi anche la lamentazione fa fatica. La depressione rende fiacchi di corpo e di mente, si sa. Però gli amici se ne accorgono: dal tono di voce quando