Post

Visualizzazione dei post da ottobre, 2021

Solo per una notte

Immagine
  Abbiamo circa 400 conflitti sparsi qua e là, e non parlo di turbamenti interiori... no, no, qua si spara proprio, e fuori peraltro, sulla gente (persino sui bambini, da non crederci); siamo ancora invischiati in una pandemia che magari non “ce copa tuti” (sentito da un’infermiera, mi è piaciuto tanto), ma ci sta portando sull'orlo della psicosi collettiva (c'è gente rimasta senza lavoro, vorrei dedicare un minuto di riflessione... magari anche da parte dei sindacati che sarebbero lì per quello); gli elefanti stanno impazzendo e anche noi diamo segni di un discreto squilibrio, ma è pure vero che respiriamo gas di scarico con una punta di radioattività, che rende il "bouquet" interessante ma un tantino mortifero per qualsiasi essere vivente (ma è tutta roba nostra, non andiamo a protestare o a lanciare accuse a casaccio); abbiamo un presidente del consiglio che ha la faccia da varano di Komodo e l’analoga disponibilità al confronto; Persino il nucleo terrestre sta fac

Quando due solitudini s'incontrano

Immagine
Oggi vi parlerò di un romanzo, come si capisce a colpo d'occhio dall'immagine (carina vero? Ho usato i sassi che qualcuno mi ha portato dal mare). Se l'argomento non v'interessa a prescindere, c'incontriamo nel prossimo articolo. Spesso leggo e sento (ma leggo di più, perché ormai ascolto poco) che si ama particolarmente un'opera letteraria quando in essa si ritrova qualcosa di sé. Che sia lo stile, quindi il modo di raccontare, oppure che si tratti di suggestioni o ambientazioni famigliari, pare si tenda a ricercare qualche tratto comune tra il lettore e il lavoro del narratore. Personalmente, posso affermare il contrario; tale certezza deriva dal piacere con cui leggo gli autori giapponesi. A prescindere dalla storia e dai personaggi, mi affascina quella che definirei la "grazia" dell'espressione, che si dice sia naturale nei loro gesti (e, sospetto, abbastanza innaturale nel mio modo di raccontare). Mi è accaduto di leggere romanzi nipponici in

Non toccatemi i depressi!

Immagine
Stavo lavorando. Poi mi sono presa una pausa perché nessuno rispondeva più ai miei messaggi WhatsApp e iniziavo a sacramentare (intransitivo) con un astio propedeutico alla gastrite ulcerosa. Intanto, lo schermo del computer sembrava impiantato sulla home di Facebook; e lì c’era un post che mi guardava, sembrava farlo apposta. Una “tizia” (intransitiva) scriveva qualcosa tipo “Sto uscendo dalla depressione. Ho capito che è solo una questione d’intelligenza”. Ho come regola di base di non leggere post quando le pulsazioni superano i 90 battiti al minuto, ma quello mi chiamava… Mi sono sgranchita le dita (tipo pianista professionista), con l’idea di partire da un assunto, qualcosa d’inopinabile (tipo, “sei un’imbecille”),  aggiungere un’altra proposizione dichiarativa e giungere alla conclusione: insomma, ricamarle un sillogismo su misura. Poi, sempre nelle mie intenzioni, le avrei elencato un’infinità di menti eccelse affette dal mal di viere, in qualsiasi campo del sapere,