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Visualizzazione dei post da giugno, 2023

Portare a spasso il cane: benefici ed effetti indesiderati.

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       Almeno l’80% dei medici che consultai all’epoca dell’agorafobia totale, mi consigliarono di prendere un cane. Ne avevo già avuti due in passato e la loro perdita fu talmente dolorosa che decisi di rinunciare all’idea per sempre (poi scoprii che la morte di un gatto o di un topo provocano un identico dolore). Portare o, come nel mio caso, farsi portare a spasso dal cane, fa bene. Posso persino spingermi a dire che mi ha aiutata molto a uscire nei momenti in cui mi pareva di non farcela nemmeno trainata da due buoi. Inoltre, dato che i proprietari di cani sono esseri molto sociali e attaccano discorso con una facilità straordinaria, anche la resistenza al contatto con i miei simili ha iniziato a vacillare.  L’andatura di Budino è quella del fitwalking, indi ottimale per la salute cardiocircolatoria. Quindi, bene! Tuttavia, qualche problema c’è. Ad esempio, non ho ancora ben capito dove sia consentita la minzione canina. Contro i muri sarebbe vietato (ho visto un cartello

L’imprevedibilità dell’ansia.

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  Ho un pessimo rapporto con il caldo, che però intrattiene una relazione amorosa con la mia ansia: la stuzzica, si rincorrono e lei fa la coda di pavone occupando tutta la mente. Non mi piace arrivare in ritardo a un appuntamento, quindi finisco sempre d’essere in anticipo di mezzora buona.  Così, vado in una delle piazze che amo di più, mi siedo su un gradino ombreggiato da una testa di leone e ascolto musica buona; lì c’è sempre musica dal vivo, è la piazza del Conservatorio. Mentre sono qui rifletto sull’oscura forza generatrice dell’ansia e ne parlo un po' con voi. Sono andata al Salone del Libro: domenica pomeriggio, come essere alla stazione di Shinjuku (Tokio) all’ora di punta, gente in stato confusionale trascinata da altra gente in fibrillazione per non perdersi incontri con gli autori, code alle casse che si fa prima a rubare il libro e spiegare il fatto in questura, rumore (tanto rumore), luci abbaglianti e caldo tipo sauna. Niente ansia, nemmeno un briciolo di

Sognando il silenzio in quartiere rumoroso.

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  Ed ecco che, come sempre nei giorni di festa, in quartiere si anima. Non è quel brusio felice di chi si gode i momenti di libertà dal lavoro né di chi finalmente può trascorrere tempo con la famiglia. No, il mio quartiere è differente. In nottata, in strada, c’è una rissa, suono di pugni, d’odio e di corpi che sbattono contro la serranda di un negozio; tutto in una lingua per me incomprensibile, ma universale nella fonologia della rabbia. Così mi alzo, accendo il computer, metto le cuffie e scrivo o guardo un vecchio film. A Pasqua trovai “ L'uomo dal braccio d'oro ”, una pellicola del 1955, con la regia di Otto Preminger e con un Frank Sinatra giovanissimo e strepitoso (se non l’avete mai visto, ve lo consiglio con tutto il cuore). Penserete che quando c’è una brutta rissa, dalla durata decisamente superiore a qualche minuto, si dovrebbe chiamare la Polizia… no, al massimo, quando torna il silenzio, ci si affaccia un attimo per vedere se qualcuno è rimasto a terra