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Visualizzazione dei post da luglio, 2018

Cose di questi giorni

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Matita rossa su giornata grigia Degli ultimi giorni avrei un sacco di cose da raccontare, Per questo sono stata zitta. Mettere ordine tra tanti pensieri è come cercare di districare il caos su una scrivania dove ogni singolo oggetto, foglietto, matita, taccuino, servono, non se ne può fare a meno, devono stare lì, se li allontani rischi di non trovarli più. Ho giorni brutti, altri belli, alcuni intermedi. Quelli intermedi, a dire il vero, sono più numerosi perché il bello è sempre un po' contaminato dal brutto; e non viceversa, non so perché. Posso supporre che le grane siano infestanti come alcune erbe che a lungo andare soffocano anche i roseti più sani e rigogliosi. O forse chi possiede un naturale talento per la coltivazione della depressione non riesce mai a godersi completamente i momenti migliori. Voterei per la seconda ipotesi. Sto scrivendo molto. Non qui sul blog (purtroppo), perché quando scrivo per sedarmi cerco di liberare la mente dalle costrizioni

Fissarsi su dettagli irrilevanti

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La curiosità è una bestia strana: è capace di lasciarti in pace su questioni importanti, poi ti assale nel momento più irrilevante. Ama i dettagli lei, io vado pazza per quelli oziosi. E' che quando noto qualcosa di strano, la voglia di conoscere diventa fissazione, diciamo pure paranoia. Ecco, oggi stavo sistemando la borsa della spesa in auto, cioè l'ho buttata sul sedile e uno yogurt si è infilato vicino ai pedali e... vabbè, non è più mangiabile, a meno di non fare tanto la schizzinosa e passare il cucchiaio sul tappetino...   Dicevo, stavo per salire in auto e tornarmene a casa (che ne avevo una gran voglia), quando ho girato la testa e ho visto una scritta sul muro. Ho inclinato la testa verso sinistra; lo faccio spesso quando qualcosa m'incuriosisce, e credo che quella posa mi conferisca un'espressione particolarmente ottusa, ma non è questo il punto. Il punto è che l'unica parola per me comprensibile della scritta in questione, era Serbia.

Gente assurda il ciel l'aiuta

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Ieri sera è venuto giù il cielo, e mi sono sentita bene. Non un po' bene, tanto. Premettiamo che ai primi accenni di tuono sono uscita a cercare Lisbeth, scappata dalla finestra del bagno che con il vento, ma anche senza, si apre sempre (ho degli infissi che andrebbero studiati da un team composto da architetti, ingegneri ed esorcisti). Non ne ero contenta, perché mi trovavo nel bel mezzo di uno Sherlock Holmes dalla trama avvincente. Ammetto di aver aspettato un po', sperando iniziasse uno stacco pubblicitario lungo come Via col vento, e invece...  Avete fatto caso che quando non desiderate interruzioni ne arrivano a valanga e, se invece vi sono utili (che ne so, per preparavi un tè, prendere due grissini da sgranocchiare, cercare un accendino funzionante, assecondare l'effetto diuretico del tè, andare a recuperare una gatta scappata da una finestra posseduta da entità demoniache, eccetera) è come se aveste sottoscritto, a vostra insaputa, un contratto con una

Agorafobia e taglio dei capelli

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Come alcuni di voi sapranno e vivranno quotidianamente (vi considero fratelli, sappiatelo), uno degli incubi peggiori, per chi soffre di agorafobia e fobia sociale, è dover attendere (lunga attesa) in un luogo che non sia casa propria.  Se poi c'è anche gente e sussistono oggettive o anche solo congetturate limitazioni alla fuga, il quadro è perfetto per incorniciare un grandioso attacco di panico. Con queste premesse, uno dei posti peggiori è il parrucchiere. Ce ne sono molti altri, ovvio, ma andare a tagliarsi i capelli (o, peggio, a fare la tinta) è un'impresa che richiede non poco coraggio. Mentre sto seduta aspettando il mio turno, recito mantra dal testo improvvisato e mi dico che appena le forbici inizieranno il loro lavoro, io non potrò più scappare. Quindi, quando tocca a me, vengo sopraffatta dalla più cupa disperazione. Per anni mi sono imposta di portare i capelli lunghi, facendomeli piacere solo per necessità. In seguito ho iniziato a guardare t