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Visualizzazione dei post da febbraio, 2019

Giorno 19. Meditando la fuga.

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     Non ditemi nulla in merito a formattazione e refusi sparsi come letame in primavera perché scrivo da un minuscolo Smartphone (si è messo la S maiuscola da solo, il millantatore) che ha nulla di smart e persino poco del phone. Sono al giorno 19 di ospedale e la mia serenità ispirata agli insegnamenti del Buddha ha lentamente, ma con progressione costante e irreversibile, ceduto alle lusinghe del Marte, dio delle risposte emotive bellicose. L'ansia si alterna a una punta di depressione che, fortunatamente, concede tregua grazie a una incazzatura che, a lungo andare, farà anche salire la pressione arteriosa ma aiuta parecchio la mente a non mollare. C'è di buono... Mi hanno insegnato a scovare sempre qualcosa di buono anche nelle situazioni più orripilanti... Dicevo, c'è di buono che mi capita spesso di vedere alba e tramonto nella stessa giornata; cosa che non accadeva da almeno un eone perché in uno dei due momenti mi trovavo sempre in stato comatoso nel let

Arriva il peggio e...

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Ognuno di noi ha nella propria testolina paranoica un preciso scenario che prega costantemente di non dover mai vivere. Personalmente ho sempre avuto timore della malattia (grave, ovviamente) di una persona cara, di dovermene prendere cura e di non esserne in grado per motivi che vanno dalla A di assente mentalmente alla Z di zampogna in luogo del cervello. Inoltre, se mi foste stati attenti invece di distrarvi dietro le prime farfalline (che sono tarme del cibo,  sappiatelo; fa ancora troppo freddo per i lepidotteri affascinanti), ricordereste che la madre di tutte le mie fobie è costituita dagli ospedali.  Mi è sempre bastato passarci accanto per paralizzarmi; e poi muovermi solo per il terrore d'essere ricoverata senza poter porre una degna (e discretamente violenta) resistenza.  Ho sempre giurato a me stessa che sarei perita dignitosamente (o anche in modo indecoroso, fa lo stesso) tra le mura di casa mia,  che poi è l'unico luogo a parermi sopportabile. 

Terapia offresi

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Se non fosse che in questo periodo ho delle grane grosse e anche parecchio tristi, la breve storia che mi preparo a narrarvi mi divertirebbe un sacco. Ieri, o due giorni fa, di preciso non so (come dicevo sto trotterellando dietro grane grosse e tristi) è uscito un articolo che parla di questo blog (se v'interessa lo trovate QUI ). Ho saputo che usciva quando già era uscito (prima della fine del paragrafo vorrei "uscire" ancora almeno una volta, poi prendo una tachipirina), ma ero irreperibile per via delle solite grane su cui non tornerò più... ho la febbre alta, se deliro più del solito ho la giustificazione pronta. Ne uscirò. Tachipirina. Ringrazio Noria Nalli, la giornalista autrice del pezzo. Lei ha fatto un eccellente lavoro pur non riuscendo a raggiungermi; e credo proprio che non immaginerebbe cosa ha scatenato il suo articolo... su un quotidiano prestigioso... un articolo che parla di me che vanto un catalogo di fobie che, non lo escludo, presto potrebbe