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Visualizzazione dei post da agosto, 2018

La ghiandola che gonfia l'ipocondria

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Mi sveglio con un dolorino tra collo e mandibola. Faccio finta di niente: mani in tasche inesistenti e fischietto stonando un po' per via dell'angoscia. Con la scusa di sistemare i capelli, che sono cortissimi e quindi non adatti ad alcuna manutenzione, mi guardo allo specchio inclinando la testa fino a fare scrocchiare la cervicale. Beh sì, sono un po' gonfia. Ma meglio non tastare perché se una ghiandola è infiammata bisogna lasciarla in pace. Quindi tasto. Sì, si sente una nocciolina che, da profana quale sono, secondo me ha la forma giusta per annunciare un brutto male. Ricordo che non più di una settimana fa, una persona mi ha detto che la mia tosse non è simpatica.  "Quella tosse non è simpatica", testuali parole. Certo, il tizio è un edicolante, mica un medico; ma la logica ci dice che comunque maneggia riviste scientifiche, quindi non è del tutto impreparato. Mi accendo una sigaretta, tanto ormai sono spacciata. Mentre il fumo scende

La fame notturna

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Ho sempre avuto e sempre avrò problemi alimentari, è un fatto. Ci ho discusso, con l'inappetenza, e abbiamo raggiunto una sorta di accordo: lei mi lascia in pace per qualche ora al giorno e io la ignoro per il resto del tempo. E' un buon contratto, che estenderei anche ad altre questioni persino planetarie. Ma, un ma c'è sempre, se durante il giorno viviamo una convivenza da separate in casa, di notte l'ipotalamo laterale (quello centrale evidentemente dorme) si sveglia trasformandomi in un licantropo del frigorifero.  Posso anche trovarmi nel guscio protettivo del sonno profondo, posso anche avere la dispensa vuota (capita, più spesso di quanto i miei microscopici pasti possano prevedere), e io divento una sorta di lupo famelico. E' così da sempre, non me ne faccio un cruccio: tra l'una e le due devo mangiare, non importa cosa. La scorsa notte, in preda ad uno di questi attacchi, ho colto che la scelta era scarsa. Una scatola di ceci, un pac

Agorafobia a ferragosto

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Mai proibirei a qualcuno di leggere un pezzo (o di fare qualsiasi altra cosa), ma oggi mi piacerebbe trascorrere un po' di tempo con i miei compagni di viaggio. Una festa privata tra agorafobici, diciamo. Ma fate come vi pare. Osservate bene questa foto. Ci torneremo su dopo, a tempo debito, è tutto ben organizzato nella mia mente, nulla è casuale. Siamo a ferragosto e, tranne qualche eccezione (a cui vanno i miei migliori auguri di buon divertimento e di una giornata senza patemi), noi agorafobici siamo in casa. E allora? Ci trascorriamo la maggior parte della vita. Cosa cambia se è il 15 di agosto o il 22 ottobre? Cambia che la città è deserta e tutti sono al mare, in montagna, tra i fiordi norvegesi o a intavolare conversazioni perlopiù insoddisfacenti con le renne lapponi.  Insomma, si ha la percezione che tutti si stiano divertendo tranne noi. Come a Natale, Capodanno, Pasqua e Pasquetta... durante tutte le feste comandate o meno. Non a caso, in questi p

La tapparella e la saggezza dell'Est

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Il pessimo giorno si vede dal mattino, questo lo so. Mi alzo con un attacco di panico e si rompe la tapparella; non un guasto tipo cinghia spezzata, di cui ormai conosco tutti i segreti per una rapida sostituzione. Qui mi trovo davanti a una magagna che non posso risolvere o "tacconare" io. No, no, si sono rotti i mattoni che dovrebbero tenere su la staffa. E allora scendo dalla scala, fuligginosa come uno spazzacamino, e ho voglia di piangere. Passata la crisi di disperazione (che ovviamente include grane più rilevanti, ma che trovano sfogo in una cazziatella... come sempre) telefono al muratore moldavo che già ha fatto lavori nello stabile. Non è in vacanza e, presa da gioia incontrollabile, inizio a parlare a colpi di kalashnikov. Lui è tranquillo, al solito. - Non ti preoccupare, ci penso io. Ma prima di lunedì non posso venire - afferma con gentilezza. Gli spiego che le mie rose sono sul balcone e racconto una vicenda lunga 12 s

Vivere felici come gatti

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Odio chi si lamenta del clima, quindi lo farò perché non mi voglio bene. Sull'ultima affermazione torneremo in un secondo momento, se si rendesse necessario; casomai scriverò un trattato a dispense, da leggere comodamente a puntate. Ma ora concentriamoci sul caldo. Io sono tipo da temperature basse, da viaggio (se solo potessi spostarmi senza liberamente) in Alaska, da glaciazione. Se ne evince che il clima mediterraneo non fa per me: non mi piace nemmeno la pelle abbronzata, per capirci. Tuttavia non sono nata in Siberia e di questo devo farmene una ragione. E ci riuscirei, mi adatto facilmente, anche se non sembra; ma con il caldo l'insofferenza lievita, il corpo rimanda segnali di disagio che somigliano a quelli dell'attacco di panico. Ne consegue che il panico risponde all'appello e diventa ospite fisso, portandosi dietro tutti i suoi amici: fobie, depressione, irritabilità... la mia vita pare la sezione "effetti collaterali" del foglietto