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Visualizzazione dei post da ottobre, 2023

Riti insensati. Mi diverto con poco.

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  Sono una che non festeggia, questione d’abitudine. Ma il Samhain, o Capodanno celtico che dir si voglia, mi ha sempre affascinata. Anni prima che dagli States arrivasse l’ennesima moda buona ad arricchire aziende dolciarie e locali per feste, mi capitò di frequentare alcune donne legate alla Wicca (o cosucce del genere) e ricordo ancora le loro istruzioni per l’uso di rituali più o meno complessi (o vagamente insoliti, tipo restare nude sotto la pioggia durante la luna piena, con accanto il gatto… non l’ho mai fatto perché, da fumatrice quale sono, i miei gatti hanno sempre avuto polmoni deboli e la bronchite è dietro l’angolo). Comunque sia, ogni anno attendo la mezzanotte del 31 ottobre con una certa fiducia nella vita; per me non è materiale da buttar via. Quindi eseguo rituali tutti miei, che mi divertono come una bimba a Natale e, al contempo, mi danno modo di riflettere su un paio di cose (anzi, tre): passato, presente e futuro. Così mi preparo (non fatelo a casa!):

Piccola digressione anatomica.

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      Prima di andare a dormire do un’occhiata alle notizie dell’ultima ora. Per addormentarmi mi ripeto l’alfabeto, anche al contrario (e lì, di solito, mi abbiocco in uno stato di totale confusione mentale), abbinando a ogni lettera il nome di una malattia. Appena sveglia ritorno ai lanci d’agenzia ma con più impegno rispetto alla sera, cioè non mi limito a guardare le figure.  Durante la giornata leggo studi, ricerche, test randomizzati a doppio cieco carpiato su varie patologie.  Fatico a concentrarmi e sto iniziando a sospettare che non si tratti di un disordine neuropsichico: è che non voglio concentrami, la mente divaga per sfuggire alla naturale ansia a cui conducono queste attività.        Tuttavia, a volte, stare dietro a questioni mediche risveglia la mia attenzione (che, appunto, di solito dorme o va a farsi un giro per ammirare panorami più ameni). Ammetto che sono bei momenti, perché per un’ipocondriaca, iatrofobica e quindi refrattaria agli ambienti ospedalieri