Memoria anni '80.
Mentre guido, un po' assonnata, chiacchiero con il volante. Intanto sommo le cifre di qualche targa, così, per tenere la mente in allenamento e appagare quel briciolo di mania ossessivo-compulsiva che a tratti si fa viva. Ferma a un ingorgo di cui non comprendo la genesi, noto un gruppo di ragazzini con braghe della tuta e giacca imbottita d’ordinanza: abiti neri, visi pallidi, capelli tagliati in stile camelide, sguardi fissi sui telefoni; una dozzina d’occhi che probabilmente non si accorgerebbero nemmeno di un’improvvisa eclissi totale di sole. Mi chiedo se esistono ancora i Monclar. Uno di loro sputa a terra, tanto per rompere la noia, un altro ride da solo… beh, io parlo col volante, non c’è tutta questa differenza. Però, penso che sia un peccato che loro si siano persi gli anni ’80 ed è una fortuna che io mi stia perdendo il piacere di preferire uno schermo alla condivisione di battute sceme con gli amici. Così mi ritrovo a fare una cosa che di solito evito, perlopi