Il luogo della fine.

Non è stato difficile prendere quel treno né affrontare tante ore seduta a osservare persone in intimità con telefonini, tablet e computer (i passeggeri di lingua inglese leggevano libri, restituendomi un paio di speranze circa il futuro dell'umanità). Con i cambi mi sono sentita un po' persa: stazioni mai frequentate prima, sottopassaggi notturni e deserti, senso dell'orientamento lacunoso e un'innata imbranataggine; fortuna che sono una che chiede indicazioni, anche più di quanto sarebbe necessario e confacente a una buona educazione. Zaino in spalla con il minimo indispensabile: acqua, bustine di thè, torcetti torinesi, ansiolitici, documenti e la Guida galattica per autostoppisti (i soldi li tengo in tasca, più per praticità che per sicurezza). Il romanzo di Douglas Adams si muove sempre con me quando devo affrontare situazioni passibili di panico (ha girato più lui negli ospedali che il manuale di farmacologia). Mi fa compagnia, soprattutto è uno dei miei ogge...