Tre pazzi (e un cane) che guardano la luna
Qui è necessaria una premessa per conoscere uno dei personaggi di questa storia. Nel mio quartiere si aggira un signore che, a primo incontro (ma spesso anche al secondo e al terzo) mette un po’ d’inquietudine. Non è giovane, ma si fatica a inserirlo in una precisa fascia d’età; ha il viso (e altre parti del corpo a cui non ho fatto caso perché la faccia si mangia tutta l’attenzione) tempestato di tatuaggi, di quelli che si facevano in un passato remoto, che in origine dovevano essere neri e poi si sono scoloriti. Ha sul volto rugoso, invecchiato credo dalle difficoltà, delle croci, dei triangoli, numerose lacrime (se è vero che i carcerati si tatuavano una lacrima per ogni anno di detenzione, costui si è beccato almeno due ergastoli da scontare consecutivamente) e altri simboli che non saprei descrivere. Lo si trova spesso tra la tabaccheria e il bar; sta lì appoggiato con la sua canottiera bianco-grigio a costine e ti chiede un euro o una sigaretta o entrambe le cose (tanto per l