E' una specie di terapia
Agorafobia, sigarette (troppe, tocca smettere), tentativi di vita all'aperto... e tanti altri fallimenti da assumere secondo prescrizione, ma poi si sfora sempre nel sovradosaggio. Di questo voglio raccontare.
La sera sei una persona normale, seppur con alcuni limiti perché la normalità non è una faccenda facile, e il giorno dopo ti ritrovi in un letto di fobie in cui non sai come ci sei arrivata. Imbarazzante, molto imbarazzante.
La sera sei una persona normale, seppur con alcuni limiti perché la normalità non è una faccenda facile, e il giorno dopo ti ritrovi in un letto di fobie in cui non sai come ci sei arrivata. Imbarazzante, molto imbarazzante.
E' così, nessuno saprebbe spiegare il fenomeno in modo convincente.
All'inizio ti strazi, ti fai domande e le giri a chiunque abbia la bontà di ascoltarti, ti lamenti tanto da sentire l'impulso di buttarti fuori casa (non serve, rientri comunque) e scopri che il "fuori" ti paralizza dal terrore e anche il dentro non è un piacere.
Si finisce con il perdere il senso di sé, del mondo, della vita e di parecchia altra roba. Arriva la depressione e in un attimo (il percorso è più lungo, ma dobbiamo adattarci alla sintesi) ci si tappa in casa con due gatte e una collezione di pensieri tetri.
Personalmente ho scelto una stanza e l'ho riempita di ninnoli, libri (quelli c'erano già, una ressa di romanzi), grane lavorative e cattivo umore.
Personalmente ho scelto una stanza e l'ho riempita di ninnoli, libri (quelli c'erano già, una ressa di romanzi), grane lavorative e cattivo umore.
Poi scopri che l'agorafobia è una gran brutta bestia, ma c'è di peggio; ad esempio prenderla troppo sul serio. La sensibilità si acuisce, inizi ad amare il prossimo tuo più di te stesso (perché in questo stato non è che ti vuoi molto bene, diciamolo) e sperimenti.
Provi ad uscire, provi a invitare in casa gli amici che improvvisamente si erano visti buttare fuori, provi a prendere un mezzo pubblico (ne parleremo diffusamente, temo), provi a trovare il lato umoristico delle situazioni più difficili, e apri un blog perché di tenere un normale diario proprio non ne hai nessuna voglia. Odio i diari: come con un brutto romanzo non sono mai riuscita ad andare oltre le venti pagine.
Ecco, io qui intenderei monitorare, scandagliare, scomporre e ricomporre in fase di rilettura, buttare fuori le esperienze quotidiane, perlopiù fallimentari (spiace ammetterlo ma è così).
Insomma, questa è una specie di terapia dove s'incontrano persone molto strane e dove la banalità non esiste più perché di colpo tutto è nuovo e interessante.
NON PROVATE A FARLO A CASA. E invece no, provateci!
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