Un passo alla volta
Cominciato il programma di rieducazione psicomotoria, si va veloci
come schegge. Gli altri. Non io che sono un tipo originale.
Io ho deciso di procedere per passi.
Passettini. Praticamente ferma ma con la determinazione a muovermi, prima o
poi.
Ho scoperto il fascino del
pianerottolo, mica roba da poco.
Cioè, ero convinta di arrivare lontano; ma
in fondo il mondo è saturo di gente ambiziosa e io non faccio eccezione, è che
tendo ad accontentarmi di poco.
Quindi mi vestivo (o mettevo il cappotto
sopra il pigiama, che si può fare), restavo seduta sul divano a dibattermi tra
dilemmi esistenziali, poi uscivo.
Arrivata al pianerottolo, che peraltro rivelava
un improbabile moto sussultorio-ondulatorio, meditavo sul numero di gradini
affrontabili in un’unica e temeraria sessione.
Lo ammetto, sono rimasta sul pianerottolo
per parecchio tempo, ogni volta dicendomi “ok, il più è fatto, si torna dentro”. Conosco ogni
minimo particolare di porte, campanelli e plafoniere; in pochi possono vantare un analogo livello di padronanza rispetto a infissi e dettagli circostanti.
La svolta, la liberazione dal
pianerottolo, il grido di libertà (chiamiamolo come ci pare) è avvenuta quando
un amico si è presentato a casa mia con una gattina malaticcia dall’aria
tremendamente snob. Me l’ha piazzata in mano dicendomi “nessuno di noi –
intendeva gli altri amici che fino ad allora avevano tentato di aiutarmi - ti porterà il latte o il cibo per il gatto. Se è
vero che ami così tanto gli animali, alza il culo e vai a fare la spesa!”
E’ bello avere amici comprensivi. Prima o
poi ne cercherò qualcuno.
Pianerottolo (porte interessanti), scale, marciapiedi e auto. L'auto è una seconda casa, mi ci sento a meraviglia, basta non allontanarsi troppo, ma raramente è vitale farlo.
Nel negozio per animali ho avuto una serie di attacchi di panico in rapida successione che ho preferito archiviare come un unico, titanico, episodio d'ansia paralizzante: in effetti le gambe non mostravano alcun interesse per il lavoro a cui sono preposte.
Da quel momento il mio programma è diventato più serio: uscire ogni giorno, fare sempre più passi (li conto, io conto tutto, impegna la mente in qualcosa di futile e salvifico; del contapassi non mi fido, è un aggeggio inattendibile).
E magari! Ma ci sto provando.
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