Adeguamento vita a ritmo di una canzone

Una di quelle mattine in cui non ce la fai ad alzarti. Non è per poco sonno, non è che hai tirato tardi, è che senti che hai già l'angoscia prima di iniziare la giornata, e ad affrontarla in tutta la sua snervante estensione non ce la fai.
Capita.
Intanto la radiosveglia propone gente allegra che pare cercare di tirarti su il morale con battute anche carine ma inefficaci. Poi arriva il radiogiornale e infili la testa sotto il cuscino perché già non riesci a sopportare i tuoi guai, figurarsi quelli del mondo.

Non vuoi sentire, non vuoi vedere. Provi a dissociarti, metti un piede giù dal letto: guerre, devastazione, sofferenze sparse a casaccio, lotte di potere, politici idioti e arroganti che ti espongono in un italiano fluente l'ennesima fregatura. Riporti l'arto sotto il lenzuolo e ti rifugi nel tuo microcosmo che immagini sereno e bellissimo, ma che quella mattina risulta sfocato persino nell'immaginazione.

Quando stai per cedere ai pensieri più tetri, arriva una canzone. Una tra tante, ma è proprio lei quella che ti salva la giornata.
Te ne accorgi perché inizi a muovere la testa a ritmo di musica. I muscoli si rilassano e ti ritrovi a cercare di canticchiare un motivo che ti suona nuovo. Appena finisce, attendi che qualcuno ti allunghi un'indizio per ritrovare quel ritmo. Senti il nome di Bregovich detto alla veloce.

Il titolo, per favore!
Ecco che ti ritrovi in piedi a bere un bicchiere d'acqua, mentre cerchi freneticamente su YouTube tutta la produzione dell'artista balcanico... che conosci per sommi capi solo perché un'amica ti ha fatto una testa così parlandoti di lui.
Niente. Ci sono brani interessanti, ma non c'è quello. Ormai lo riconosceresti in mezzo a milioni di altri. Nonostante le orecchie siano invase da tutto il Bregovich esistente, la mente non si distrae e mantiene memoria di quel ritmo.

Telefoni all'amica (Patrizia), che essendo romana se la prende giustamente comoda, ascolta pazientemente i tentativi patetici di riproduzione stonata e la descrizione: 
- c'era parecchia chitarra, tromba e trombone - le dici con una punta d'ansia.
- Hai voglia - risponde lei - Brego (lo chiama così, hanno un rapporto affettivo, anche se lui non lo sa) ha sempre chitarra e ottoni. Però... (impiega un'eternità, come al solito) prova a sentirti tutto l'album Champagne for Gypsies.
- Che bel titolo! - mi entusiasmo io. Non so perché, ma mi pare sia la pista giusta.

Magari dovrei anche iniziare a lavorare, qui si guadagna a cottimo: se perdo tempo mi salta la possibilità di fare la spesa, e sono già troppo magra.
- Ascolta Pat, la voce non mi sembrava quella di Brego (per un momento entro anche io in intimità con l'autore).
Lei s'illumina e inizia a snocciolare un elenco infinito di artisti che hanno collaborato con il suo amato. Allora le descrivo la voce:
- Sa di sigarette e ti testosterone.
- Eugene Hutz - mi urla via Skype.
- Ok, Eugene Hutz.
Inizia a correggermi la pronuncia di nome e cognome: Patrizia è tutt'altro che amante della precisione, ma guai a storpiare un nome dell'Est. E' fatta così, le si vuole bene anche per questo. 
Mi fa ripetere più volte, poi ci rinuncia: con le lingue sono un disastro, persino in italiano non so pronunciare nemmeno la erra senza generare ilarità in chiunque mi ascolti.

Dopo la lezione, che sfora anche nella storia dei popoli serbi e croati (anche se il cantante in questione è di Kiev) sono confusa ma speranzosa.
Torno su YouTube e trovo la canzone.
Scopro che la prima strofa dice 
"Siamo ingannatori e seduttori, 
Ballando il tip tap su un campo minato ogni giorno, 
in un ondeggiamento leggiadro,
Jung e Freud si sarebbero scannati per colpa nostra. 
Eppure in qualche modo siamo qua
A modo nostro,
E tranquillo il Danubio scorre
Il vento soffia segretamente".

E' lei! E' mia! La ascolto ogni mattina e cerco di adeguare il ritmo della mia vita a quella canzone.
Funziona. Sospetto che anche la camminata sia stata contaminata. va bene lo stesso.
Anzi, va benissimo: c'è calma e c'è energia.


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