Fobie: the winner is...




C'è un blackout. Un temporale d'intensa intensità si è abbattuto sulla città facendo danni a più di un sistema nervoso, non al mio che è saldo come una patella allo scoglio.
La batteria del computer è carica d'entusiasmo, quindi posso tediarvi per un bel po'.
In attesa che mi venga sonno o, in alternativa, che torni la luce, stilo l'elenco delle mie fobie. Devo farlo, non è che mi diverto così, e comunque qui non si sta mai con le mani in mano (questa, per chi mi conosce, risulterà molto divertente).

Il buio non mi spaventa, anzi. E' avvolgente e rassicurante, ci sguazzo dentro come un pesciolino ipercinetico.
Infatti, in questo momento mi sento d'incanto, benché non ne abbia alcun motivo.
Ci sto rifletto: no, nessun motivo, nemmeno uno a cercarlo con il lanternino.
Comunque, il buio mi piace, mi mette persino una certa energia, esco volentieri di notte per la mia passeggiatina: sono una specie di vampiro nevrotico.

Torniamo invece a ciò che mi spaventa.
Le fobie: ne aggiungo costantemente di nuove, tuttavia qualcuna sparisce così come è arrivata (ve l'ho detto che non sto a girarmi i pollici); le mie paure si sostituiscono ad altre. Per dire, a carnevale ho scoperto di provare autentico terrore verso i clown, ma i ragni mi fanno meno paura. E' un dato positivo, anche perché ritengo abbastanza improbabile ritrovarmi improvvisamente un clown su una spalla o sul cuscino del letto. Ho visualizzato l'immagine, ora sento salire l'ansia.

Tirando le somme, parto dalla A di agorafobia e arrivo alla V di volatili. 
Con una botta di fortuna, prima o poi avrò paura anche degli zuzzurelloni... e l'alfabeto ci sarà tutto.
E' un work in progress.

Giorni fa ho letto che la fobia più diffusa è quella dell'altezza. Mi sa che ce l'ho ma non m'inquieta: evito l'altitudine e il problema è risolto.
Personalmente, la madre di tutte le mie fobie è costituita dagli ospedali. L'ho sempre avuta, anche quando risultavo statisticamente nella percentuale delle persone equilibrate.
Ricordo che imputavo il mio malessere all'odore intenso di disinfettante e arance non molto fresche.
Quando dovevo entrarci mi girava la testa e non vedevo l'ora di uscire per respirare aria fresca (ossia le esalazioni di tubi di scappamento).

Poi, non tanto per sperimentare l'efficacia della Terapia di Esposizione quanto per necessità, negli ospedali sono andata a lavorare: quattro anni da incubo (con me l'esposizione non ha funzionato, mi sa): empatia con i pazienti e i famigliari, ansia da corridoi infiniti, paura di finire in uno di quei letti e consapevolezza del fatto che prima o poi ci si finisce. BOOM, il tappo è saltato; la mente non ha retto. Ed eccomi qui a colloquiare amabilmente con voi.

Quindi, qui al buio, posso ammettere che nella personale classifica delle fobie... the winner is... l'ospedale (con personale medico, paramedico, infermieristico, eccetera). 


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