L'uomo dei libri e il divieto di suicidio

C'è un uomo che mi regala libri. 
Altre donne ricevono gioielli. Almeno in questo, sono stata fortunata.

Io amo leggere e un tempo mi perdevo nelle librerie, quelle piccoline, con scaffali altissimi in legno scuro, con il libraio che sapeva tutto e ti consigliava il romanzo giusto senza mai sbagliare un colpo. 
Poi è capitato che i piccoli abbiano chiuso, perlopiù, e siano nati i megastore (il correttore automatico me lo sottolinea in rosso, probabile si scriva in altra maniera) dell'editoria, ossia quei luoghi confondenti con monumentali barriere per l'agorafobia

Torniamo all'incipit. L'Uomo dei Libri di solito mi chiama dalla libreria della stazione chiedendomi il titolo di un romanzo che vorrei leggere. Io ne propongo due: casomai uno non fosse disponibile e perché so che li acquisterà entrambi (noi donne siamo sul serio diabolicamente subdole).
Mesi fa ha dichiarato che non mi regalerà più libri che trattano il tema del suicidio o, in alternativa, scritti da autori suicidi. Un casino, una limitazione mica da poco.
C'è da dire che mi sono sentita come quel personaggio di Dostoevskji a cui dicono "Kolia, tu in futuro sarai molto infelice. Però nel complesso cerca di vivere una vita felice". 
Ho tenuto il broncio e nel frattempo ho iniziato a leggere le biografie di scrittori papabili per scovarne qualcuno ancora in vita e dall'umore baldanzoso.

Quindi ha anche pensato di acquistare qualche titolo a suo piacere.
Lì sono entrata in crisi: i libri sono come i profumi, è difficile trovare la fragranza giusta, si tratta di roba troppo personale.
Un giorno mi ha raccontato di aver fatto un viaggio in treno, accanto a una ragazza che leggeva un volume e a tratti rideva in modo persino un po' sguaiato. Le ha chiesto il titolo del tomo e la domenica successiva me l'ha portato.

Ho apprezzato la copertina (c'è un gatto, quindi...), ma non posso negare di aver sfogliato le pagine con una certa diffidenza.
Ora ho finito di leggerlo e, a parte il fatto che il protagonista tenta il suicidio ogni due capitoli (i libri, come la vita, sono sempre imprevedibili), devo ammettere che è forse il romanzo che mi sono gustata con più soddisfazione negli ultimi mesi.
Una storia tenera, malinconica e ironica, scritta veramente molto bene, insomma abbiamo trovato un gioiello delizioso, peraltro scritto da uno svedese: fatta eccezione per Stieg Larsson, ho sempre l'impressione che a Stoccolma e dintorni gli scrittori siano un po', come dire, congelati.
Io ve lo consiglio. Poi vedete voi.

PS Temo parlerò spesso di libri. Se trovo il modo, cercherò di avvisarvi con un segnale di qualche tipo, così potete passare oltre senza perderci del tempo.

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