Non c'è più l'ipocondria di una volta

Una volta, e non parlo dell'era giurassica ma al massimo di due anni fa, c'era l'ipocondria. 
Si trattava di un disturbo semplice, senza troppe pretese, una robina su cui non si stava a cavillare.
Fastidioso, questo sì; anzi, abbastanza invasivo da spingere a volerlo eliminare fisicamente.

Un sintomo banale, un doloretto, una macchiolina spuntata chissà perché, e partiva il festival delle malattie più devastanti, invalidanti e senza speranza del prontuario medico. 
Perché, ammettiamolo, noi ipocondriaci ne sappiamo di medicina più di qualsiasi diagnosta; il dottor House, in confronto, è una matricola che farebbe meglio a mollare gli studi e darsi all'insegnamento del tip tap (pur con le sue evidenti limitazioni motorie). 
E infatti, se qualche amico non si sente bene cosa fa? Chiama noi; poi casomai va dallo specialista per un secondo parere, o verosimilmente per procurarsi la prescrizione delle analisi che gli abbiamo consigliato.

Noi trascorriamo parte della vita su internet a cercare sintomi, diagnosi, a decifrare astrusi numeretti o vocaboli anomali su referti, a leggere le risposte che anonimi professionisti da forum offrono ad altri ansiosi che chiedono se l'orzaiolo all'occhio può,  a lungo andare, portare alla setticemia (no, non può, ne sono certa) e al naturale esito fatale. Peraltro, non ci limitiamo a preoccuparci per noi stessi, ma individuiamo segni allarmanti anche negli altri, così la preoccupazione raddoppia, triplica, sale all'ennesima potenza.

Bene, adesso non possiamo più dire d'essere ipocondriaci e basta.
Non siamo fortunati, c'è sempre gente che lavora che complicarci la vita, che peraltro siamo in grado di complicarci anche senza un aiuto esterno.
Vi dico questo perché stanotte ho scoperto che il termine "ipocondria" è sparito dal Manuale diagnostico e statistico dell'American Psychiatric Association, che poi sarebbe il librone dove si trova ogni disturbo mentale... non si salva nessuno, a ben guardare anche la persona più equilibrata del pianeta, lì dentro trova una sua collocazione. 
Sì, quando non riesco a dormire vado a sbirciare l'evoluzione delle malattie e i relativi tentativi di circoscriverle, scomporle o farle sparire, nominalmente

La parolina semplice e foneticamente assonante con qualcosa d'importante (provate a pronunciarla ad alta voce: immediatamente vi rendete conto della sua serietà e prestigio) è stata sostituita da due frasette che, chi come me ha difficoltà mnemoniche, impiegherà mesi a ricordare. E non voglio affrontare la questione inerente la difficoltà di scelta tra una e l'altra.

Quindi, ora esiste il disturbo da sintomi somatici e il disturbo da ansia da malattia.
Ditemi voi se vi sembra possibile. Si potrebbe aprire una scommessa: il caso dell'orzaiolo di cui sopra... 10 a 1 che rientra nella prima; però anche puntando sulla seconda ci sono buone possibilità di vincere.

Dal momento che qui non vendiamo aria fritta, vado a vedere come toglierci i dubbi su da che parte stare, e vi racconto quanto ho capito (come al solito, prendete le mie informazioni con beneficio d'inventario).
Il disturbo da sintomi somatici è quella punta d'ansia grossa come l'iceberg del Titanic legata alla salute (ovviamente) a cui si associano sintomi somatici "percepiti". 
Il disturbo da ansia da malattia è molto più semplice, quasi banale, c'è da avere pudore anche solo a pensare d'esserne affetti: si è in ansia per il proprio stato di salute.

E se si avverte un mix di entrambi i disturbi? Ad esempio, senza andare troppo lontani, io mi preoccupo eccessivamente per la mia salute e, al contempo, sento (anzi, "percepisco") qualche doloretto; poi non vado a indagare con analisi e quant'altro, perché mi baso sul principio del "se non lo so, non ce l'ho", ma questa è un'altra faccenda.

Ciò che conta è che ipocondria è un'altra di quelle parole destinate all'oblio. Dategli un mezzo secolo e non esisterà più. Continueranno ad esistere gli ipocondriaci e l'American Psychiatric Association dovrà farsene una ragione.


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