Il nevrotico del villaggio globale
Fortuna che ci sono i social network.
Credo di averlo pensato per circa un mese, forse due.
Per un po' mi sono parsi un buon circuito d'allenamento contro la fobia sociale, un luogo dove intrattenere sani e costruttivi rapporti con gente equilibrata...
C'è di buono che lì il mio squilibrio non mi pare più tanto allarmante. Un po' sì, un po' il mio disturbo continua a preoccuparmi, ma mai quanto prima.
Un tempo (prima di facebook, twitter e compagnia bella) pensavo che, con il ritmo con cui cercavo di tornare in me, in fin dei conti mi convenisse dotarmi di telepass. Oggi ho ridimensionato la gravità del mio stato.
Ho visto bacheche che paiono il manifesto dello squilibrio emotivo... nell'arco di due giorni (ma anche solo di poche ore) si passa dall'amore all'astio verso tutto e tutti. Senza sfumature, senza un minimo preavviso o un'avvisaglia di turbamento.
Ogni argomento è una miccia in attesa di innesco. E l'attesa è sempre brevissima.
Qui si esce dal confine degli sbalzi umorali (che costituiscono un campo in cui mi sento a casa) per piombare in qualche oscuro disguido psichico di cui ignoro la natura.
Ho saputo (giuro, non invento nulla, ho fonti certe) di persone che incontrano qualche difficoltà nella gestione della rabbia (questa mi manca, e ritengo sia una grande fortuna) e allora si sfogano, senza soluzione di continuità, insultando chiunque capiti a tiro nel mondo virtuale. Pagherei per sapere se poi, nel mondo reale, si sentono calmi, rilassati e in pace con l'universo. A giudicare dalla veemenza che mettono nelle loro invettive, verrebbe da pensare che si aggirino per le strade conciati come Rambo.
A volte capita di assistere a liti nate da evidenti incomprensioni. In quei casi mi viene in mente una citazione divertente dello scrittore britannico David Lodge: "Talvolta, quando due congressi si
svolgono in sale adiacenti, capitano degli equivoci: si è risaputo di un
eminente studioso di grammatica storica rimasto seduto per venti minuti a una conferenza
medica sulla sincope, prima di rendersi conto che non si trattava della
contrazione di due sillabe in una sola".
Poi ci sono i dominatori compulsivi, con la loro schiera di sottomessi. Non sto scrivendo a vanvera, fateci caso: più uno tratta male, insulta e sfoggia un ego inspiegabilmente ipertrofico e più ha una schiera di seguaci devoti felici di prendersi palate di letame in piena faccia. Tra le due categorie, qual è la più inquietante? A mio parere quella dei sottomessi, che tra l'altro fanno una tristezza infinita. Tuttavia, in entrambi i casi, una messa a punto cerebrale male non farebbe.
Così come, a mio parere, non se la passano bene quelli che trascorrono i momenti di pausa a contemplare le liti virtuali con la stessa beatitudine che si proverebbe davanti a un incantevole tramonto.
Insomma, non la faccio lunga, quello che mi sembrava il luogo protetto contro una realtà ansiogena, alla fine della fiera risulta un circolo privato dove lasciare correre libere, con la lingua a penzoloni, le proprie nevrosi.
A volte il popolo del web mi fa un po' paura.
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