Il ritorno dell'auto e l'ansia anticipatoria
Sia chiaro, ne ho dato una definizione a modo mio; casomai cercate su Google indicazioni più attendibili e professionali.
Provo a farvi un esempio pratico, fresco di giornata.
Io adesso dovrei andare alla Posta a spedire una raccomandata. Al momento non mi sono giunte notizie allarmanti circa un qualsiasi cataclisma che si possa abbattere sul suddetto ufficio, né ho la certezza (se non nella mia mente, che come sappiamo non sempre è nel giusto) che lì si trovi una folla da concerto di Vasco Rossi.
Nulla, nemmeno un pulviscolo di dubbio insinuato da un catastrofista di passaggio, avvalora le mie tetre tesi.
Eppure me ne sto qui a scrivere pur di non tentare.
Almeno mi sentissi tranquilla all'idea di rimandare l'impresa. No, nemmeno per idea. Rumino agitazione che si somma ad altre grane, e montano come acqua che bolle (fanno anche male uguale). Il punto di tracimazione è abbastanza vicino.
Ansia anticipatoria: uno dei peggiori disastri generati dalla mente umana (insieme alle guerre e ai grassi idrogenati).
Chi ne soffre la maledice dal risveglio fino al dormiveglia; capita anche di maledirla in fase REM, perché la si può trovare a vagolare nel mondo onirico.
Attenzione, quest'ansia si presenta anche con largo anticipo: sai che tra un mese esatto da oggi dovrai fare un piccolo viaggetto e tac! Eccola lì a perseguitarti per trenta giorni filati.
Come farla passare?
Io conosco solo un modo: ora esco e vado alla Posta.
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