L'amica notturna



A volte parlare con me stessa è come cercare di ragionare con un ubriaco: non è che manchino i contenuti, ma sono un po' intorpiditi e tanto confusi. 
Fatico a capirmi.

Sospetto che per sentirmi meglio dovrei cercare di evitarmi, se non quando mi vedo in forma e presente a me stessa. Sì, insomma come si fa con certi parenti... un saluto a Natale e due chiacchiere sulle previsioni meteo quando si ha la sventura d'incontrarli casualmente. E' un periodo difficile, niente da fare, si aspetta che passi. 


Nel frattempo lavoro (lì non c'è pericolo che m'incontri) e leggo romanzi surreali (dove talvolta m'incontro ma basta girare pagina).
E quando non riesco a dormire, come stanotte, mi siedo sul balcone, do un colpo di tosse e attendo.
Non più di un minuto e arriva la mia amica, nonché vicina di balcone.

Di solito inizia lei a parlare, ha un mucchio di cose da raccontare e lo fa con pochi miagolii a basso volume (mi piace pensare che sia per rispetto di chi già sogna) e molti suoni che sembrano fusa ad alta frequenza.
Non capisco ma non importa.
Ciò che importa è che quando inizio a parlare io, lei si mette comoda e strizza gli occhi come per dire "ok, vai pure avanti, sei sconclusionata ma ti seguo".
Mi aiuta a fare chiarezza.

Capita che passi qualcuno in strada e ci guardi. Una notte ho visto il bagliore di un flash, quindi temo d'essere comparsa in pigiama (non è un bello spettacolo, credetemi) sulla pagina di qualche social.
Va bene lo stesso. La mia amica e io ce ne freghiamo abbastanza dei giudizi altrui.

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