Riflessione sulla passeggiata forzata



Sarà il caldo. Mai affrontato con leggerezza.
Sarà che avere più tempo libero agevola l'assalto disordinato dei pensieri molesti.
Sarà, come sostengono alcuni stimati specialisti, che l'energia vitale non riesce a trovare un'agevole via di sfogo.
Sarà pigrizia.
Anche interrogarsi su quello che sarà, non aiuta.

Quindi, sia come sia, la passeggiatina quotidiana sta vivendo un momento di crisi. Non io, lei.
A volte penso che non sia salutare forzarsi a fare qualcosa che proprio non mi piace. E' che qui la questione non è piacere o non piacere, il vero problema è la paura.
Paura di sentirsi male, di non riuscire più a tornare indietro, di svenire e rinvenire con accanto un paramedico (se solo la gente non fosse così solerte nel chiamare il 118!), di incontrare qualcuno che ti trattiene con chiacchiere infinite mentre avrei voglia di scappare ma anche di non risultare sgarbata, della luce così intensa, di non trovare un angolino buio in cui nascondermi (al bisogno)...
C'è altro, lo so, ma fa stanchezza solo pensarci e scriverlo lo rende immortale.

Il fatto è che, pur avendo fatto finta i niente, le passeggiatine quotidiane non sono più quotidiane. Hanno cadenza settimanale, quando va bene.
Non l'ho confessato prima perché speravo in un mio miracoloso ravvedimento. Ora che la volontà si è spezzata, alzo le mani e mi arrendo... non prima di aver fatto degli ostaggi e aver inoltrato richieste di riscatto.

Ieri pomeriggio ci ho provato.
E' vero, ho l'attenuante di un orario parecchio caldo (ho già detto quanto poco sopporto le temperature elevate e la luce eccessivamente luminosa?).
Comunque ho iniziato con il bar davanti casa per acquistare un ghiacciolo che non avevo nessuna voglia di mangiare. Mentre ero lì ho pensato che ce l'avrei fatta ad allungare la strada fino al tabaccaio (ok, non ho smesso di fumare, ci sto lavorando).
Quindi lascio il ghiacciolo in custodia alla barista. "Passo al ritorno, altrimenti si scioglie", ho detto.
Lungo la strada mi sono resa conto di indossare la maglietta del pigiama (che poi è una più che dignitosa canotta con Union Jack) e un paio di pantaloncini di jeans refrattari allo sguardo.

L'importante è essere invisibile e il look non aiuta. Da una vetrina di passaggio noto che anche i capelli non sostengono la causa, con la loro mania di non assecondare la forza di gravità. Sembro un'istrice e probabilmente pungo se solo qualcuno prova a sfiorarmi.
La tabaccaia è gentile come al solito, le faccio un complimento per un ciondolo effettivamente bellissimo, ma le chiacchiere si fermano lì. Adoro la mia tabaccaia.
Mentre ci sono passo in panetteria, dove la temperatura è veramente intollerabile. Ma è tutto rapido e, all'apparenza, indolore. Tornando indietro passo davanti alla mia cartoleria preferita, spendo un euro per un T-rex in miniatura e acquisto una palla da tennis. Bene! Ora ho qualcosa da stringere convulsamente: ottimo antistress.

Ma il cartolaio, persona deliziosa, mi attacca un bottone che mi segue anche all'esterno.
Siamo sul marciapiede e io inizio ad avvertire quel dolore alla base del collo che si dirama al petto.
Lui parla di metodi alternativi per allontanare le zanzare, io insisto a dire che a me non mordono perché ho il sangue contaminato da nicotina e Xanax.
Mentre lo dico ci rifletto e l'algia aumenta. In quel momento penso che l'infarto è alle porte, e un pensiero tira l'altro.

Voglio tornare a casa velocemente, chiudere la porta, sbarrarla, sdraiarmi sul letto e attendere la morte con dignità.
Ma tocca passare al bar. Maledetto ghiacciolo che non ho voglia di mangiare! Maledetta agorafobia!
Inizio a contare i passi e a dare precise direttive a inspirazione ed espirazione, oltre alle gambe che paiono poco collaborative.
Poi ce la faccio. Praticamente respiro come se avessi un cerotto su naso e bocca, ma un po' d'aria arriva. 

A casa, mi fermo nell'ingresso.
Mi sento meglio nel mio "luogo protetto"?
No. Cazzo, no!

Sapete che vi dico? Il sole è allo zenit, la mente è invasa da porcherie, ma ora ci riprovo.
Chi mi ama mi segua... voglio vedere se mi seguo.

PS Sono tornata sana e salva. Non è stato così terribile, pensavo peggio. E' sempre il pensiero quello che frega.


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