Sull'amore in generale



La nostra vita è attraversata da persone che sono come piante: alcune meritano di essere protette da ogni intemperia e parassita, per altre ci vuole un potente diserbante. Ma le più intollerabili sono quelle che per crescere sane cospargono te di letame.
Esistono, non mi sto inventando nulla, a volte sono anche simpatiche, appena le si incontra. 
Diciamo che, ad una conoscenza superficiale (che può durare decenni: talvolta serve una vita per comprendere la reale natura di un individuo), le persone dannose sono affettivamente attraenti.

Stanotte, mentre imploravo Morfeo di farmi una visitina (anche un mordi e fuggi, non è che pretendessi otto ore filate di sonno) mi sono interrogata sull'amore.
Non lasciatevi ingannare dall'argomento che parrebbe monotematico: per amore non intendo esclusivamente il sentimento di tipo romantico, con farfalle nello stomaco e, a tratti, anche un'ulcera da rabbia repressa che ci svolazza insieme; no, penso anche a quell'affetto imponente e accecante, ma monco di attrazione fisica, che si può provare per gli amici, per i parenti e per altri soggetti che al momento sfuggono alla mia memoria.

Per prima cosa ho colto che l'amore è per me una materia su (di, per?) cui temo di aver conseguito un'istruzione lacunosa e che mi fa tornare ai tempi del liceo, quando prendere un 5 significava già applicarsi parecchio. 
Premesso che sono poco portata, tra le altre cose, al compromesso ma ho dalla mia una pazienza che mi consentirebbe di dare lezioni al Dalai Lama, riesco a strappare una misera sufficienza affiancata da un meno (forse anche due). Mi manca la base... è come pensare di tradurre un testo latino senza aver mai incrociato le declinazioni. Si spera sempre di essere aiutata da qualcuno disposto a dare ripetizioni (a gratis, ovvio, perché mi è sempre risultata ostica anche la materia "lavoro") e invece si finisce per condividere tratti di vita con ignoranti equivalenti. 

Per carità, non me ne lamento (anche se sembra, ma mai farsi ingannare dall'apparenza), però mi sento assai confusa. Per dire, l'amore è qualcosa per cui vale la pena lottare (con annesso spreco di energie di cui qui si sente un gran bisogno) o conviene lasciare perdere e darsi all'uncinetto (che mi piace pure parecchio)?

Perché, lo ammetto, non sempre le persone che incontro sulla mia strada e che, sull'onda dell'entusiasmo iniziale, mi porto dietro per anni, sono positive. Cioè, a volte fanno proprio danni al sistema nervoso, creano malumore e qualche mal di pancia. Non lo fanno con cattiveria, ne sono certa, e non lo fanno solo con me; è una questione caratteriale, genetica, tiroidea, qualcosa del genere.

Così, sempre nottetempo (è stata una lunga notte) ho aggiornato l'elenco delle cose che ho imparato in una cinquantina d'anni. Ora ve lo propongo completo:

  1. le persone che non perdono occasione per ricordare d'essere sincere, non lo sono (semplicemente si preparano l'alibi per colpirti con la loro acredine);
  2. gli alibi mi piacciono, l'acredine no; 
  3. si possono incontrare amici eccezionali con cui condividere la quotidianità anche prima di effettivamente incontrarli;
  4. I romanzi molto spessi, se cadono sull'alluce, fanno un male boia;
  5. quando ci si sente meglio non sentendo qualcuno è molto salutare evitare di sentirlo; 
  6. ripetere tre volte lo stesso verbo, avverbio, aggettivo, sostantivo nella stessa frase... è indice di grave carenza del patrimonio lessicale o di mancanza di sonno, ma chi se ne frega; 
  7. tra due né e due sia non ci va la virgola; 
  8. amicizia e amore si somigliano pericolosamente; 
  9. essere selettive, in ogni settore, è indispensabile; 
  10. i cetrioli sono indigesti ma anche la rucola non scherza.

Sono certa di aver imparato anche altro, ma al momento mi sfugge.
Ah sì, MAI permettere che qualcuno ci faccia del male. Se lo fa non ci vuole bene.

PS L'amore è una cosa per cui vale la pena lottare.


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