Viaggiare a chilometri zero

Capita, soprattutto di notte, che mi venga voglia di viaggiare.
Allora mi alzo, accendo il computer, scelgo una meta e traccio l'itinerario da percorrere in auto.
Di solito non privilegio mete vicine: troppo facile, rischierei persino di arrivarci nonostante le incertezze della pompa della benzina e le mie notevoli resistenze.

La tappa preferita è l'Irlanda: mi piace il clima, la storia, le leggende, gli elfi, il ballo tradizionale e persino il leprechaun, che di bello ha ben poco. A volte, tuttavia, mi spingo fino a isole del Pacifico, dove anche con l'impianto carburante funzionante faticherei ad arrivarci (a lungo andare s'imbarca acqua).

Devo premettere che mi sottopongo regolarmente a un tipo di terapia che basa molta della sua efficacia sulla "visualizzazione". Aggiungo una non comune inclinazione all'immaginazione, alla fantasia elevata a stile di vita. E così il gioco è fatto.

Guardo qualche foto, tanto per avere una traccia su cui lavorare, mi siedo in un posto comodo o mi sdraio sul letto, e parto.
No, prima faccio i bagagli... i viaggi immaginari richiedono metodo e assenza di fretta. 
Stilo l'elenco di ciò che mi può servire; il minimo indispensabile: ho sempre amato spostarmi leggera, giusto uno zaino, le zavorre sono frenanti e sollecitano l'ernia del disco.
Ogni volta sorrido cogliendo che il bene di prima necessità è sempre lo Xanax, e parimenti tendo a lasciare il telefonino a casa.
Trovo qualcuno che si occupi dei gatti e poi infilo nello zaino virtuale un paio di jeans, due magliette, qualche libro, taccuino e matita.

Fatto. pronta per partire.
Immagino il viaggio, con tappe in luoghi isolati e accoglienti.
Mi accorgo di aver dimenticato la patente... perché un po' d'ansia me la porto dietro anche in vacanza. Torno indietro, nel frattempo prendo gli occhiali da sole, e riparto.
Capita che, sulle lunghe tratte, mi addormenti prima di arrivare a destinazione (è per questo che mi induco la tensione da patente, così evito l'abbiocco al volante, che è pericolosissimo).

Lungo il tragitto intavolo conversazioni in piccoli bar e gioco a carte con qualche vecchietto. Vinco.
Inutile dire che quasi sempre devo riprendere la strada la notte successiva, ma prima o poi giungo nel posto scelto.
C'è sempre il mare e un sole tiepido, così non mi scotto e comunque il caldo intenso non fa per me.
C'è sabbia fresca, un carrellino pieno d'ogni ben di dio da mangiare e qualche cespuglio di lavanda. Ok, credo che in Irlanda la lavanda latiti un po', ma il bello della fantasia è che fa quello che gli pare.
Dopo andrò a verificare due cose sulla lavanda in Irlanda, perché mi sta sorgendo più di un dubbio... casomai vi farò sapere.

Mi sdraio sulla sabbia e la accarezzo. Passato qualche minuto (niente fretta, l'ho già detto) inizio a sentirne la consistenza sotto i palmi delle mani.
I piedi sono sul bagnasciuga e l'acqua li massaggia che è un piacere.
C'è profumo di salsedine... e lavanda (concedetemela, mica chiedo l'impossibile; e comunque ho controllato: esiste un ameno posticino chiamato Adara che pullula di lavanda, ora non voglio sentire obiezioni), c'è una barca in lontananza; parecchio in lontananza, perché la vacanza dev'essere solitaria altrimenti non me la godo. E comunque ho già socializzato a sufficienza con i vecchietti che ho spennato a pinnacola.

Non si sente alcun rumore se non quello dello sciabordio delle onde e di qualche gabbiano che protesta per cose che non mi riguardano.
Gli occhi chiusi mi rimandano il colore giallo-rossastro dei raggi di sole che colpiscono le palpebre.
La barca in lontananza sparisce oltre l'orizzonte abbastanza rapidamente. Meglio, eravamo già in troppi.
Mi godo la vacanza che non potete nemmeno immaginare.
A tratti guardo l'auto (posto sicuro). E' sempre lì e piano piano si ripara da sé la pompa della benzina: il ritorno sarà senza problemi.
Ma di ritornare non ci penso nemmeno.

Buone vacanze a tutti!

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