Vorrei spargere un po' di colpe



Non avete idea di quanto mi piacerebbe spargere a pioggia un po' di colpe. Qua e là, senza distinzione d'età, sesso, razza e religione.
A volte ci provo: c'è una grana, una qualsiasi da scegliere nel mucchio, e mi dico "è colpa di Tizio, ci ha messo del suo anche Caio, e Sempronio non mi ha difesa".

E' un buon modo per alimentare rabbia, che in tempi di magra è sempre un ottimo stimolante, e autocommiserazione.
L'autocommiserazione ha un materasso morbido, ci si riposa bene, farebbe piacere buttare la sveglia e non alzarsi più.
E invece...

E invece tocca fare i conti con sé stessi e assolvere Tizio, Caio e Sempronio (quest'ultimo, comunque, si può continuare a detestarlo un po'; non mi ha difesa: a mio parere è il misfatto più grave).
Con onestà, bisogna prendere atto che il male giunto dall'esterno è una gran fregatura, ma reagire in modo giusto non è responsabilità d'altri.

E' bene chiarire un punto: accadono cose veramente terribili, ci sono persone che hanno subito dei danni irreparabili senza se e senza ma. Tuttavia ho visto individui salvarsi (da soli, mica è uno scherzo) da ferite mortali... sono pieni di cicatrici, ma ora hanno una forza da leoni. Ok, non è roba da tutti... sul serio? Ne siamo proprio convinti? Ci potremmo scommettere dei soldi?

Però qui sarei più concentrata su faccende meno scioccanti, su quelle gocce cinesi che pimplinano (vocabolo inesistente, mi è venuto così, su suggerimento onomatopeico) sulla testa da una vita. Possono essere anche fatterelli di una certa gravità e nessuno impedisce di odiarne il mittente... ma continuare a dargli la colpa per tutti i problemi, le idiosincrasie, le incapacità che turbano il quotidiano è la cosa più inutile (seppur pratica) del mondo.

Consuma un mucchio di tempo e di energie che invece dovremmo dedicare a corazzarci. 
Come si costruisce una corazza? Non ne ho la minima idea. Posso solo dire che con l'esperienza ho imparato a mettermi anche io sul banco degli imputati: è colpa di Tizio, ci ha messo del suo anche Caio, Sempronio non mi ha difesa e io sono colpevole di omissione di soccorso (crimine esecrabile più di molti altri).

Certo, a volte indugio ancora delle mezze giornate sul materasso imbottito di piume sintetiche norvegesi (o svedesi, comunque da quelle parti lassù) dell'autocommiserazione. Cioè sto a guardare l'agonia senza prestare il minimo soccorso, perché penso che doveva fermarsi qualcun altro, che non sono un medico, che la vista del sangue mi crea un certo disagio, che-non-è-colpa-mia.

Però ho la convinzione (e vi prego di credere che le mie convinzioni sono spesso assai errate, quindi prendete il tutto con beneficio d'inventario) che in qualche oscuro meandro della mente ci sia la forza per mettersi una benda e proseguire il cammino, persino zoppicando come il Dottor House.

Poi, volendo, a forze riconquistate, la si fa pagare al trio di coimputati. Ma anche no, sarebbe di nuovo tempo prezioso che si potrebbe spendere in progetti costruttivi, tipo cosa fare della propria vita.
C'è un proverbio indiano (ci sto pensando: magari è cinese o africano; ma al momento mi pare tanto indiano) che dice qualcosa tipo: l'odio è un veleno che beviamo nella speranza che uccida un altro. Quanto è vero!

Quindi, per quanto mi piacerebbe spargere un po' di colpe, raccolgo le mie e cerco di lavorarci su. 
Ricordiamo: omissione di soccorso, crimine imperdonabile.

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