Agosto è finito e l'ansia da ospite


Agosto è finito.
E anche per oggi ho inserito nel testo un'inutile ovvietà; ormai è quasi un marchio di fabbrica.
Pur avendo una certa predisposizione per le asserzioni banali, questa ha un suo perché.

Agosto è il mese delle vacanze, delle città che si svuotano (sempre meno, purtroppo), delle gite, passeggiate, cene con amici, birrettina nei locali, eccetera.
Ma è anche il mese in cui la depressione sboccia mostrando colori più vividi, le ansie trovano maggiore spazio tra i diminuiti impegni, le nostalgie di vecchi viaggi (ormai persino un po' sbiaditi) mordicchiano qua e là come zanzare moleste.

Personalmente ho cercato di impegnare questo mese in modo costruttivo. L'impresa non ha avuto i risultati sperati, a parte una bronchite che ha riproposto le suggestioni dell'estate al mare 1995.
Tuttavia, mi sono tenuta occupata: ricerca di nuovi lavori (il mio curriculum ha qualcosa che non va, devo studiarlo meglio), progetti inattuabili o comunque vagamente assurdi, lettura di testi interessanti (tipo l'estratto conto, che garantisce colpi di scena interessanti ma mai un lieto fine).

Però mi sono dedicata con successo all'incontro di persone che avevo voglia di vedere da tempo. E questa è cosa buona e giusta.
Trovo sempre un po' tensivo ospitare qualcuno a casa mia; ho l'impressione di aver disimparato l'arte dell'intrattenimento, di esibire eccessivo disordine, di non saper servire il tè e i biscottini come si deve (un tempo ero una discreta padrona di casa, ora ti piazzo in mano una lattina di bibita e un sacchettino con i dolcetti e valà).

E' inutile, la desuetudine (parola che ho riscritto tre volte perché nel cervello mi si incespicano le vocali) genera nuove incapacità. 
Poi c'è il timore dell'attacco di panico.
Difficile prevedere come reagiscano gli altri in un momento di crisi. La strada ottimale è tentare di prevedere un bel niente, per molti motivi; i principali sono:
  1. Raramente (mai, mi pare di aver capito) le cose vanno come immaginiamo. Di solito vanno peggio per le persone "normali" e meglio per noi disfattisti.
  2. Bene o male, tutti conoscono per esperienza più o meno diretta un attacco di panico, ed essenzialmente l'evento non provoca loro successivi disturbi di tipo post-traumatico.
  3. Se si prevede si entra nel tunnel dell'ansia anticipatoria, che è sempre garanzia di un disagio che dura il tempo della visita elevato all'ennesima potenza.
Certo è un po' triste farsi tanti problemi per un momento che è sempre stato fonte di piacere... e lo è ancora, anche se l'ansia rimanda percezioni contrarie.
Ora tutto sta nel rendere norma ciò che si è trasformato in inconsueto: smettere di rifiutare gli inviti, accogliere con più sollecitudine gli ospiti (anche quelli improvvisi, perché c'è sempre qualcuno che ti suona il campanello e al citofono dice "passavo di qua, salgo un attimo"... tachicardia). 
Questo è un progetto che mi pare fattibile e persino positivo.

Buon settembre a tutti. Magari ci vedremo.



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