Fuori posto secondo Bukowski


C'è gente che si sforza fino a farsi venire un'ernia per risultare diversa dagli altri; "originalità" la chiamano, merce che si vende bene o che permette di vendersi bene. La diversità pare assumere la valenza di un talento. 

Perlopiù, chi realmente è o si sente diverso (per i più svariati motivi) non se la passa tanto bene; a volte pagherebbe per un po' di normalità. 
Recentemente ho ritrovato questa poesia di Charles Bukowski che reputo bellissima e che, a mio parere esprime alla perfezione il disagio del sentirsi "fuori posto".

Fuori posto
Brucia all'inferno
questa parte di me che non si trova bene in nessun posto
mentre le altre persone trovano cose
da fare
nel tempo che hanno
posti dove andare
insieme
cose da
dirsi.

Io sto
bruciando all'inferno
da qualche parte nel nord del Messico.
Qui i fiori non crescono.

Non sono come
gli altri
gli altri sono come
gli altri.

Si assomigliano tutti:
si riuniscano
si ritrovano
si accalcano
sono
allegri e soddisfatti
e io sto
bruciando all'inferno.

Il mio cuore ha mille anni.
Non sono come
gli altri.
Morirei nei loro prati da picnic
soffocato dalle loro bandiere
indebolito dalle loro canzoni
non amato dai loro soldati
trafitto dal loro umorismo
assassinato dalle loro preoccupazioni.

Non sono come
gli altri.
Io sto
bruciando all'inferno.

L'inferno di
me stesso.

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