Che sia colpa del karma?

Non credo nel paradiso, nell'inferno, nel valhalla e in qualsiasi altro luogo adatto a ospitarmi dopo che avrò finito di sentirmi poco bene. È un mio limite: non riesco a persuadermi che dopo la morte ci possa essere qualcosa, a parte la prosecuzione della vita di altri individui, fatto che mi pare abbastanza consolante.

Penso che la vita sia una partita che non prevede tempi supplementari e trasferte; si gioca tutto qui e ora; quando l'arbitro fischia la fine non resta che ritirarsi nello spogliatoio e chi s'è visto s'è visto... qualcuno l'indomani commenterà il risultato.
Quindi non riesco nemmeno a credere nella reincarnazione, che tra l'altro mi piace poco come idea di base; direi che la prospettiva d'iniziare un'altra vita da capo portando sul groppone gli errori pregressi, mi pare meno allettante dell'inferno, per capirci.

Tuttavia, da un po' di tempo, sto elaborando la convinzione che il karma (principio di causa-effetto legato alla reincarnazione) abbia una sua validità, efficacia, verità, su cui ragionare a fondo prima di metterlo da parte con un'alzata di spalle.

Ho appena detto che non credo nella reincarnazione ma credo nel karma.
Mi sto contraddicendo? No (non metto il punto esclamativo per evitare di apparire arrogante).
Io credo in un karma che, come me, nasce e muore in un'unica soluzione, senza strascichi tediosi o recriminazioni future. Un karma che ti presenta il conto nel giro di una vita sola.
Fai del bene e quello ti ritorna; idem per il male. Che poi è il principio per cui, se ti presenti allo sportello dell'anagrafe con un sorriso, l'impiegato sarà gentile; mentre se sei imbronciata per i fatti tuoi, ti consegnerà una carta d'identità da cui risulti bionda (quella storia mi brucia ancora); è comunque avevo sorriso.

E' fisica, niente di così astratto. Terza legge della dinamica.
La tengo spillonata sulla mia bacheca in finto sughero, sotto il francobollo con Georges Perec e di fianco al ritratto di Bruce Lee; segno che ci tengo parecchio.

Ora, non credo, in passato, di aver dato sfogo a momenti di esecrabile crudeltà; almeno non che io ricordi. Però è verità inoppugnabile che, prima dell'ondata di disturbi variamente fobici, ero una persona diffusamente concentrata su se stessa e poco incline all'empatia.
Adesso mi angoscio con frequenza allarmante per i mali del micro e macro cosmo.

Ai tempi, i disturbi mentali non m'interessavano, cercavo di evitare le persone problematiche e depresse; ora mi ritrovo con un'ipersensibilità che la impiccherei da quanto è molesta.
Se il karma significa diventare consapevoli dei propri errori per porvi rimedio... bé, al karma ci credo: la vita mi ha rispedito indietro lo sputo che le ho lanciato decenni fa.

E seguendo questa via di ragionamento, devo ammettere che se mi fosse messa davanti l'opportunità di tornare indietro e seguitare nella mia "prima vita", rifiuterei. Non ho bisogno di rinascere sotto forma di ficus beniamino per capirlo. 
Me la gioco tutta qui.

PS Lo so, c'è gente buona che se la passa malissimo, e viceversa. C'è la sofferenza dei bambini che, in quanto tali, di certo non hanno fatto male a nessuno. Qui non trovo spiegazioni né nel karma né nelle leggi della fisica. Qui sorge qualche dubbio, ma ci vorrebbero venti vite per dissiparli; temo.

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