A Dublino da ferma. Il viaggio dell'agorafobica

Foto di Seanegriffin
Da anni mi trastullo in un sogno: andare a Dublino con la mia vecchia auto; sarebbe il suo ultimo viaggio prima della rottamazione, una specie di regalo che le farei con piacere.
Un viaggio in solitaria, senza distrazioni (non ho l'autoradio, il navigatore satellitare - però posseggo una bussola -, l'airbag, lo smartphone con collegamento a internet, i freni).

Ieri sera, collegandomi al wi fi di casa, ho azionato il navigatore del tabet; ci ha impiegato un po' a localizzarmi ma lo capisco: spesso anche io fatico a ritrovare me stessa.
Per una ventina di minuti, una signora dalla voce gentile ma ferma, mi ha invitato a svoltare a destra. Ho provato ad aggirarmi per casa nell'intento di sviarla, di farle credere che avevo girato l'angolo da tempo. Niente.

Dimenticavo di dire che qui sul divano, a fianco a me che viaggiavo in solitaria, c'era Lidia, la mia mamma non genetica, che si prodigava a trovare soluzioni abbastanza incongruenti per fregare il navigatore. Se qualcuno ci avesse viste, un TSO non lo condonavano nemmeno a lei.

Ho tacitato la tizia con fregola di svoltare, e ho percorso la strada indicata dalla linea blu.
22 ore e 33 minuti: tempo previsto per l'arrivo.
Strade con poco traffico, previsione di un tunnel e di un traghetto. O di due traghetti e nessun tunnel. O di una nuotata abbastanza impegnativa.
Giunta in Francia in un amen, il tempo stimato è diventato di 22 ore e 50 minuti... e di strada ne avevo già percorsa parecchia.

Lidia sosteneva che ero uscita dall'autostrada e stavo percorrendo stradine insensate, vicoli ciechi, tratti sterrati, vie tortuose. 
Io ero convinta che il motore facesse un rumore inquietante. Per lei erano i pistoni, per me si era staccata la testata in quel paesino di cui tentavo inutilmente di pronunciare il nome (con il francese me la cavo malissimo, tento di leggerlo all'italiana con un vago accento inglese e la determinazione tedesca).

Mi sono fermata a Champagne, dove lei ha degustato la bevanda locale e io ho ingollato uno Xanax perché l'agorafobia mi stava disturbando.
Cosa ci faceva Lidia a Champagne se il mio era un viaggio in solitaria? Vi chiederete giustamente voi.

Voleva partire, lo desiderava intensamente. L'ho capito quando a ogni problema che incontravo sulla strada lei mi diceva vuoi andarci da sola... Se proprio vuoi andarci da sola... Se c'è un problema e sei da sola... Io, se ci fossi, risolverei la situazione così, ma non ci sono...
Non so, da queste e altri frasi simili ho capito che forse voleva venire con me, e allora a Champagne l'ho caricata. Poi l'ho lasciata lì a bere, tanto lei con il francese se la cava dignitosamente.

Ho deciso che di Xanax toccava averne almeno una dozzina scatole. Lidia mi ha detto che al primo controllo (perché mi dovrebbero controllare?) tutti quei farmaci avrebbero destato qualche sospetto.
Mi sono vista ingoiare ovuli improvvisati pieni di benzodiazepine, poi mi sono preoccupata di un'eventuale stipsi che avrebbe potuto compromettere l'intero viaggio.

In un'oretta sono giunta a Calais. Lì abbiamo previsto una fermata in gendarmeria per via delle condizioni dell'auto e mie (Lidia sostiene che in Francia, forse, un'auto così guasta non la lasciano andare in giro come se niente fosse. Io non so, ma per un po' ho parlato con la bocca stretta e il rotacismo più marcato di quanto non sia già di suo).

- E comunque... appena sarai dall'altra parte dovrai i-m-m-e-d-i-a-t-a-m-e-n-t-e (l'ha scandito per benino) entrare nell'ottica della guida a sinistra.
C'era un certo cinismo nella sua voce. Eh, l'ho lasciata a Champagne? Ora mi merito un bel frontale in terra inglese. E' karma.

Con un balzo ero a Londra.
- Sei passata per paesi bellissimi e non ti sei fermata a visitarne nemmeno uno - ha detto lei.
- Sono le undici di sera, sono piena di Xanax, cosa vuoi che veda? - ho risposto io.
Mi ha dato ragione.
- Con tutte le pastiglie che hai preso non ce la fai mica a guidare... e tenendo la sinistra.
- Non sto dormendo. Sono in coma... ma vigile. E quando uno è vigile tende a vigilare. Potrei persino dirigere il traffico, mentre sono vigile.

Ci ho mica messo tanto ad arrivare a Dublino (una, massimo due ore perché un'amica metteva in discussione alcune decisioni prese in solitaria). 

Non ho ben capito il nome del porto da cui partiva il traghetto che dall'Inghilterra portava in Irlanda.
Però una volta lì a Dublino, ho telefonato a Lidia chiedendole di venirmi a prendere perché sentivo che mi stava salendo un attacco di panico con i fiocchi (troppa gente fuori da un pub, fame, e Xanax al momento non disponibile a causa di una dieta povera di fibre). Ha accettato con entusiasmo.
Non ce l'ho fatta a tornare indietro. Auto fusa, io fusa, fusione generale.

Lo so che sembra stupido. E lo è. Tanto, tanto stupido.
Ma in questo viaggio ci siamo divertite davvero molto.
Tra l'altro... spesa zero. Il divano ha retto benissimo e non mi sono fermata nemmeno una volta a fare il pieno o a controllare l'olio. Giusto un po' d'acqua e qualche pezzo di cioccolato fondente al 78% (ne ha mangiato più Lidia).

Poi dicono che l'agorafobia ti nega il piacere del viaggio. Mavalà!

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