I vecchi sogni

Immagine di ElisaRiva
Credo sia accaduto a tutti, in passato, di mettere i propri sogni in una scatola e riporla nell'angolo più vicino all'inaccessibile di qualche incasinato sgabuzzino. 
Questione di spazio. 
Questione di tempo.
Questione di faccende che richiedono attenzione, così tanta attenzione da riempire l'hardware; non ci sta più nulla, si rischia di fare saltare il sistema e perdere tutto se non si toglie qualcosa di parecchio ingombrante.


E i sogni (le aspirazioni, le ambizioni, chiamiamole come ci pare) sono spesso giganteschi, uno sproposito di gigabytes (il plurale vuole la esse?) che restano lì a languire, inutilizzabili perché, come già detto, manca tempo, spazio, ma soprattutto il coraggio di guardarli e dire a se stessi che, anche se in passato ci si è dedicato tanto impegno, non si è riusciti a realizzarli.


Allora finiscono nello sgabuzzino di cui sopra,
Come quando in casa si ritirano alcuni oggetti a cui siamo molto legati ma ingombranti, per nulla pratici, ricettacoli di polvere che non abbiamo voglia e oppurtunità di togliere. 

Poi capita di dover svuotare lo sgabuzzino e rieccoli lì, incartati in carta di giornale, tutti i sogni che con gli anni, a volte, si erano persino dimenticati. 
Riscoprendoli si comprende quanto gli oggetti inutili ci rendevano contenti vedendoli ogni giorno, anche se un po' innevati di polvere. 

Si prende uno straccio e con cura li si rende di nuovo splendenti. Come nuovi. 
E ci si sente un po' nuovi anche dentro, con i vecchi sogni.


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