Ansia, cime di rapa e un bel film


Vi devo fare una confessione e ammetto di provare una goccia d'imbarazzo. So di deludervi ma, se vi può consolare, vi giuro che sono la prima ad essere delusa di me stessa (è il classico atteggiamento manipolatorio; diffidate sempre di chi prova a intortarvi con una giustificazione del genere, non è una bella persona. E anche per oggi vi ho dato un buon consiglio).

Questo blog era nato con l'intento di informare il mondo sulle mie eroiche passeggiate fuori casa: mezzora al giorno, ce la si può fare, mi concedo una breve tratta in bus come se niente fosse; ricordate?Me la tiravo da Wonder Woman.
Poi ho iniziato a parlare d'altro, come se niente fosse. Si dava per assodato che uscissi a spassarmela da mattino a sera, che ormai fosse un'abitudine consolidata di cui non valeva nemmeno la pena tornarci su.

Dall'inizio dell'anno sarò uscita cinque o sei volte, e perlopiù per recarmi alla panetteria qui all'angolo (e non è stato facile).
Ecco, l'ho detto! Vi ho deluso ma... torniamo agli alibi di cui sopra.
E' che da Natale, dai preparativi, diciamo, insomma dai metà dicembre, l'ansia si è acuita, gli attacchi di panico sono più frequenti e l'agorafobia tiene il ritmo dei disturbi che l'hanno generata. Non è colpa sua, volenti o nolenti si tende a seguire le orme dei genitori fino a quando giunge la spinta alla ribellione; e la mia agorafobia non è ancora pronta per andare a vivere da sola.

Com'è o come non è, le mie passeggiate quotidiane sono andate a farsi benedire e ci si sono trovate bene, tant'è che faticano a tornare.
Ma ieri, con un colpo di reni non da poco, ho risollevato la schiena, mi sono infilata gli stivaletti, ho atteso un'ora circa per prendere coraggio, nel frattempo ho preso anche uno Xanax, e mi sono avventurata al mercato (315 passi dalla porta di casa).

Le certezze sugli alimenti da acquistare hanno iniziato a vacillare insieme al panorama (l'ansia muove il mondo). 
Arrivata ai primi banchi non ricordavo più cosa volevo e nemmeno perché mi trovassi lì.
Gente ce n'era, parecchia, troppa, credo di averla fissata con gli occhi del terrore, per poi decidere di seguire l'onda (e sperare di annegare rapidamente).

Così mi sono lasciata trascinare dalla folla (insomma, diciamo sette o otto persone) che acquistava cime di rapa. 
Una deliziosa vecchina dall'inconfondibile inflessione dialettale stava accanto a me. Le ho confidato di non averle mai assaggiate. 
Lei, con una premura che stimolava l'abbraccio, mi ha spiegato tutto: lavaggio, selezione delle parti, tempi di cottura e anche come sciogliere aglio e acciuga nell'olio bollente.

Probabilmente, un fisico, intento a spiegarmi la teoria dei quanti di luce, avrebbe notato un'analoga attitudine alla materia.
La vecchina mi ha vista perplessa e mi ha chiesto l'età.
52, ho risposto... e dal "tu" è passata al "lei", smettendo peraltro di chiamarmi "gioia"; riconosco di aver provato una strana sensazione di abbandono. 
- E' che non sono pugliese - ho aggiunto alla ricerca di perdono. 

Lei si è un po' risentita: in primis perché le cime di rapa ormai hanno spessore globale, poi perché devo aver espresso la mia non appartenenza regional/culturale con un tono che le è suonato storto. Per rimediare ho affermato che la Puglia è una meraviglia. 
- Ci è stata?
Il "no" è uscito strozzato per via di un'ipersalivazione da stress. 
Mi sono affrettata ad aggiungere che tuttavia una delle mie più care amiche è di Brindisi. 
Mi ha fissata con occhi indagatori (sono rarità, solo esseri superiori sanno leggerti dentro a colpi di bulbo oculare).
- Io amo il Sud - è vero, non era il panico a parlare.
- E non è mai stata in Puglia...
Ero certa che la vecchietta mi stesse per colpire con la borsa (non l'ha fatto).
Anche il venditore africano sembrava attendere di scoprire quale fosse la mia via di fuga. 
Così ho acquistato due chili di cime (la signora pugliese mi ha sorriso, ne sono stata felice), ne ho fatte bollire un po': sono buone e sicuramente con aglio e acciuga sciolti nell'olio sarebbero da applauso.

Ma per un momento mi sono sentita come in questa scena di Ogni cosa è illuminata. Film bello almeno quanto il titolo.

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