L'incontro di lavoro
A volte uscire è un obbligo di quelli che pesano ma sono sostenibili. Altre, iniziano a darmi ansia e qualche sintomo di un'influenza virale che purtroppo non ho, appena mi fissano l'appuntamento.
Non c'è Xanax che tenga. Paura!
La seconda categoria annovera gli incontri di lavoro, perché so che lì devo risultare pronta, attenta, mediamente brillante e soprattutto per nulla impanicosa.
In questi momenti mi pento di non essere ricca, di non vivere di rendita... residente in un eremo, persino viva o sposata.
Oggi mi tocca. Non si scappa.
L'unico dato positivo è che sono stata "convocata" con breve preavviso, quindi non ho materiale consistente per dare di stomaco.
Tuttavia non riesco a stare ferma, ma ci sto per paura di tracollare. O meglio, sto seduta con le gambette da struzzo che ballano il tip tap.
In mio aiuto accorrono pensieri positivi, quali:
non mi possono licenziare perché non sono assunta;
la persona che devo incontrare la conosco da molto tempo, da prima di friggermi l'ipotalamo e zone limitrofe del cervello; è una donna decisa e autoritaria ma mi sta molto simpatica (non legge questo blog, quindi non mi sto preparando il terreno);
c'è un po' di sole (l'ho scritto e buio fu, donna fortunata!);
oggi mi è arrivato un contratto che attendevo da anni... non riesco a entusiasmarmi; mi odio quando faccio così, mai che mi conceda una soddisfazione;
magari mi entra un nuovo incarico e riuscirò a fare quadrare il bilancio che ora è un cerchio di avvilimento senza fine;
nota a margine: quest'ultimo punto, mi acuisce l'ansia. Temo ponga imperativi circa le mie prestazioni e comunque sono in un periodo che si adatta perfettamente a qualche impedimento nella sfera della concentrazione.
Ripeto ossessivamente il mantra "chi se ne frega", ma non riesco a fregarmene.
E' che dall'inizio di quest'anno, che per alcuni aspetti sembrerebbe promettente, sono in paranoia per una cosa di cui vi parlerò in un altro post, non è caso di aggiungere benzina sul fuoco proprio ora.
Però quel pensiero è invadente come un operatore di call center (lavoro che ho svolto e che non ha nulla di piacevole): chiama a tutte le ore, richiama se metto giù il telefono.
Ora mi preparo, cerco di darmi un aspetto decente (un lavorone!), mangio qualcosa (e mi viene più facile dotarmi di bell'aspetto; ho detto tutto), sistemo il blocco degli appunti e la matita nella borsa, cerco di muovere le dita per riuscire poi a scrivere sul suddetto notes.
Cioè, vi sembra sensato vivere così?
Perché a me pare di stare nella tana del Bianconiglio, dove al posto del coniglio c'è una tarantola.
E' tutto molto surreale. Certo è un'esperienza che vale almeno quattro vite.
Una sola mi sarebbe bastata, comunque.
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