Oggi GAP a pioggia

Foto di GregPlom

Chiarisco subito che GAP è un acronimo, niente a che vedere con il sostantivo inglese che significa divario o scarto; anche se la frase Mind the gap, quella che avvisa i passeggeri della metropolitana di Londra affinché non cadano come salami uscendo dal treno, in questo caso calza benino.

GAP è la parolina che uso per definire un Grande Attacco di Panico. E' comoda perché, quando la crisi si presenta particolarmente violenta, ho poco fiato da sprecare. Quindi dico "gap" e chi vuol capire capisce; gli altri continuino pure a interrogarsi su quale bizzarra patologia mi riduca in questo stato.

Oggi è una giornata da GAP. Siamo solo sul finire della mattina, ma già prevedo un pomeriggio e una serata da dimenticare.
E' che mi sono svegliata così. Il motivo, al momento, mi sfugge.
Non è accaduto nulla di eccezionale: ho dormito (male), ho certamente sognato (ma non ricordo), ho aperto gli occhi avvertendo un significativo senso di nausea, quando mi sono alzata ho colto l'imminenza di un infarto (con tanto di battiti cardiaci che martellano le tempie, costrizione al petto... ma già sapete, unitile che ve lo dica).

Anche in questo momento, sto scrivendo con mani gelide e in odore di paralisi. E fatico non poco a concentrarmi, quindi se trovate errore macroscopici, evitate di farvi strane idee sulle mie capacità letterarie. Oppure fatevele ma trattenetevi dal giudicarmi troppo severamente: al momento non potrei sopportarlo.

Abbiamo un GAP in diretta, sto sulla notizia, non ho cincischiato in attesa di tempi migliori.
Quindi posso raccontarvi in tempo reale, cosa faccio per attenuare i sintomi:

  1. Non fumo. Altrimenti mi sento stramazzare a terra (e forse lo farei sul serio).
  2. Eseguo esercizi di respirazione profonda, che mi riesce difficile perché se assecondassi l'inclinazione del momento iperventilerei come un mantice.
  3. Cerco di concentrarmi su altro, ad esempio scrivendo un post ponendo l'attenzione su ogni parola (perché tendo a scriverle sbagliate, a invertire le vocali e anche qualche consonante).
  4. A tratti muovo le mani come una virtuosa del pianoforte alle prese con un'opera di Rachmaninov (tanto per scongiurare la paresi di cui sopra).
  5. Sempre riguardo le mani, cerco di scaldarle perché sono gelate.
  6. Tengo a bada il contatto dei piedi con il pavimento. E' utile per diminuire (o annullare) la sensazione di depersonalizzazione e derealizzazione (quanto è stato difficile scrivere queste due parole!).
  7. Evito di fissare il pensiero sui battiti cardiaci, il dolorino al petto e tutte gli altri piccoli disturbi che mi suggeriscono la dipartita delle coronarie.
  8. Ignoro le gatte che mi stanno demolendo casa; le lascio fare, mi dissocio e basta.
  9. Ho spento telefono e telefonino, radio e qualsiasi altro elemento in grado di configurare una situazione ansiogena.
  10. Mangio una fetta biscottata per capire se la nausea si può placare.
  11. Rimando indietro (questa non è facile) tutti i pensieri negativi che stanno lì con il loro numerino in mano a fare la fila nella mia mente già sufficientemente intasata.
  12. Cerco, tuttavia, di non opporre troppa resistenza. Anche se sento i muscoli tesi come a un concorso di bodybuilding (si scriverà attaccato? Comunque sia, al momento non ho la testa per fare ricerche in merito), mi sforzo per afflosciarmi un po', rendere il corpo elastico per fare scorrere via il GAP senza troppi intoppi di percorso.
  13. Rifiuto di pensare agli impegni che mi attendono. Per carità, mi è bastato scriverlo per farmi venire un'extrasistole che si è sentita anche in Giappione.
  14. Il punto 14 non mi sovviene, ma non voglio fermarmi al 13, perché quando mi trovo in modalità panico divento particolarmente superstiziosa. Ah sì, beh, ho preso un ansiolitico, che a quanto pare oggi è sceso in sciopero.


Non posso dire di sentirmi meglio, ma nemmeno peggio... che è già qualcosa (lo sapete, non c'è bisogno che ve lo dica io).
Vedremo come prosegue questa amena giornatina.
Nel frattempo... MIND THE GAP!

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