Lettera di Elisa alla fibromialgia


Questa volta parliamo di qualcosa di serio, quindi non di me.
Giusto oggi leggevo che Lady Gaga ha annullato il suo tour europeo a causa dei forti dolori provocati dalla fibromialgia. I suoi fans sono affranti; a me dispiace anche se, in tutta onestà, la sua produzione musicale non è nei miei pensieri.
Da qualche tempo, tuttavia, sto cercando di comprendere qualcosa di tale patologia. Mi pare che anche la scienza non riesca a capirci un granché, quindi siamo in due.

Il testo che mi ha illuminata di più sul problema è una lettera che pochi giorni fa la mia amica Elisa Livoni (che ringrazio di cuore) ha pubblicato sul suo profilo Facebook.
La voglio condividere con voi per tre motivi: non è lamentosa; forse qualcuno può trovarci la propria situazione (e può essere assai consolante sentirsi meno soli nella battaglia contro una malattia); è, a mio parere, una lettera bellissima.
Buona lettura.

"Ok, io e te dobbiamo convivere. 
Non ho ancora capito se io devo accettare te o viceversa, probabilmente ti sarai già resa conto che sono un bel tipetto, mica tanto anzi quasi per niente disposta a compromessi, anche se ti sei presa tutto lo spazio per metterti comoda, manco fossi un grande attico.

Visto che non hai chiesto nessun tipo di permesso, né cortesia alcuna (un piccolo mazzo di fiori potevi anche portarlo, di solito ci si presenta con qualcosa quando si viene ospitati ma tu sei entrata come fosse un tuo diritto già prestabilito, e su questo esigo una spiegazione).
Comunque ti chiedo, se possibile, di allentare un po' la stretta dolorosa con la quale mi stringi a te ogni giorno, rilassati ogni tanto che fa bene anche a te, credimi.

La nostra convivenza è iniziata quattro anni fa, fino alla settimana scorsa non potevo chiamarti con nessun nome perché le diagnosi erano ancora incerte, anche se due anni fa una dottoressa ti aveva nominata lasciando però la situazione sospesa in attesa di ulteriori accertamenti.

Tu hai continuato a danzare dentro me, oggi riflettendoci ho capito che era un tuo modo di reclamare la tua identità, un nome l'avevi eccome, hai fatto di tutto, gridando anche e facendo gridare anche me attorcigliata da dolori indicibili.
Mi hai pungolata a lungo, senza tregua, appositamente per indurre la mia ricerca a non fermarsi, a cercare un bravo specialista che potesse dare la diagnosi che in realtà volevamo con caparbietà entrambe.

E lui finalmente l'abbiamo incontrato, conosciuto.
Un medico eccezionale, molto umano, empatico, disponibile, competente.
Ha dato un nome a te ed io mi sono sentita un po' più sollevata, se non altro adesso so con chi e con cosa ho a che fare.
Siamo due tipe belle toste, non sarà facile andare d'accordo ma almeno proviamoci, chissà che qualche buona giornata riusciamo a viverla senza mandarci a quel paese prima che arrivi sera.

Quando passa un giorno senza aver preso antidolorifici, sopportando le tue bizze, le tue piroette, ti guardo sorridendo, sembri un pagliaccio che cerca di attirare l'attenzione un po' maldestramente, so che in verità desideri essere ascoltata, ed è quello che avrai da me, tu però cerca di essere un poco più leggera quando ti muovi cosicché io posso mettermi comoda per dialogare meglio con te.
Cara Fibromialgia, aiutami ad accettarti, sono sicura che sarà possibile, prendiamoci per mano, andiamo a vivere la vita, è bellissima!"

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