Ansia da prestazione e ferramenta
Torino - Ieri, negozio di ferramenta.
Datosi che ho due gatte che era meglio se prendevo delle scimmie, e datosi che scappano alla ricerca di mondi sconosciuti e la brava gente delle case vicine è poco contenta, ho deciso di "recintare" i balconi.
Ora, come giornalista non sarò un granché, ma vi assicuro che come progettista d'esterni, d'interni e di vie di mezzo, sono decisamente peggio (eh lo so, sembra impossibile); quindi ho pensato di recarmi dal ferramenta con un'idea di progetto che sulla carta mi sembrava buona o quantomeno decente.
La ferramenta ha delle tacite regole da club britannico per gentiluomini (è probabile che fumino sigari e sorseggino cognac seduti davanti alle brugole), così se entra una donna si sentono un po' in imbarazzo; te ne accorgi perché improvvisamente smettono di parlare di cacciavite a stella e cala il silenzio.
Comunque sia, io e il mio panico latente ci siamo avventurati nel negozietto stretto e lungo, dove il proprietario ha l'aria austera ma in fondo bonaria.
Decisa, come sa esserlo solo chi non lo è affatto, ho chiesto se lì si vendono reti metalliche. E certo che le vendono, inutile sperare in un "no" liberatorio.
- Cosa deve fare? - chiede il ferramentaio (o comunque si chiami).
Spiego, in maniera troppo prolissa, la faccenda dei gatti, aggiungendo un sacco di particolari del tutto irrilevanti (come il nome delle gatte, il colore, la loro storia). Intanto noto che i signori in coda non sbuffano (come farei io, che nei negozi ho sempre pazienza zero), anzi paiono ascoltare con interesse... tanto appena esco si accendono il sigaro, si versano il cognac e riattaccano a disquisire sui cacciavite a stella: non hanno fretta.
Il mio progetto non convince il ferramentaio. E nemmeno il pubblico presente.
E lì parte una sorta di gara d'appalto dei lavori: ognuno dice la sua e io mi sento sempre più confusa, non capisco e lo dico senza pudore (apparente).
Un tizio propone di usare un cavo d'acciaio, io ho la tachicardia.
Un vecchietto boccia l'idea perché è "troppo complicata per la signora".
Io espongo la mia teoria, tutti scuotono la testa con evidente disappunto.
Il ferramentaio mi spiega come fare un lavoretto semplice che richiede giusto un minimo di manualità, lo guardo con gratitudine, penso che potrei scappare con lui, i gatti e tutto il materiale per recintare una vita felice.
- Stia solo attenta a non sporgersi troppo... che poi per non lasciare scappare le gatte, finisce di sotto lei...
Me lo dice con una punta di autentica apprensione, lo sento. Gli voglio bene anche se fuma il sigaro e gestisce un club per soli uomini.
- Ma perché non fa fare questo lavoro a suo marito? - chiede un signore dal mento prominente dell'uomo deciso.
- Non sono sposata, vivo sola.
Scuotono di nuovo la testa, ma ora sembrano solidali con un dramma che io non percepisco.
- Scusi, ma perché ha preso dei gatti se poi danno tutti questi problemi? - chiede un altro.
- Non è sposata! - conclude con decisione il vecchietto.
Il ferramentaio mi sorride; non è il sorriso del tipo "scappiamo insieme" che mi aspetto, è più un atto di tenerezza mescolata a "non li ascolti, parla il cognac".
Ora di uscire tutti si prestano ad aiutarmi a caricare la rete (e altre cose di cui non ricordo più la funzione), sull'auto. Io, con i miei cinquanta chili scarsi (e i 52 anni pieni) proclamo "ce la faccio da sola".
Dopo due minuti di scena fantozziana, in cui mi cadono anche la borsa e gli occhiali, il vecchietto si carica la merce su una spalla e mi dice "andiamo!".
Il finale perfetto sarebbe la fuga con il vecchietto, magari in un'isola greca. Invece sono tornata a casa sola (lui è sposato) e ora sto trafficando con un deciso dolore al petto (foriero di infarto acuto del miocardio), tagli fino ai gomiti e un progetto che non sta in piedi.
PS Sento che mi sono presa il tetano.
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