Non lasciarmi (il romanzo)

Sono le due di notte e nonostante le eccellenti premesse della giornata, ossia una stanchezza eccezionale, sto scrivendo.
Eppure, fatto insolito, alle dieci e mezza ero già nel letto con la palpebra pesante e lo sbadiglio rigoglioso.
Il guaio è che mi sono imposta di finire un romanzo che stavo centellinando da qualche giorno.

Per quanto io ami la letteratura, non ritengo possibile che un romanzo ti cambi la vita. Ma l'umore sì.
Ci sono diverse categorie di libri, secondo la mia personale visione. Qui ne elenco solo alcune per non rubarvi troppo tempo (cosa che sto già facendo, ma come sempre siete liberi di andarvene quando vi pare): quelli che insinuano l'urgenza di reperire l'indirizzo dell'autore per richiedere l'immediato rimborso della spesa sostenuta per acquistare il volume in questione (in alcuni casi ci ho pensato seriamente, poi ho ritenuto ulteriormente lesivo accollarmi anche la spesa del francobollo); quelli che danno una svolta positiva alla giornata; quelli che avresti voluto leggere prima; quelli che hai amato alla follia; quelli che non ti sono piaciuti un granché ma sei comunque contento di averli letti; quelli che ti sono piaciuti immensamente ma vorresti non aver mai letto.

A quest'ultima categoria appartiene il romanzo di questa notte. L'autore, Kazuo Ishiguro (Premio Nobel, eccetera, sono contenta per lui), è uno dei miei preferiti (come forse vi ho già raccontato, sono un'appassionata di letteratura inglese e giapponese, e lui in una botta sola rientra in entrambe le categorie); ma non avevo ancora letto Non lasciarmi
L'Uomo dei libri me lo ha regalato per Pasqua, spinto non so da quale impulso o dal consiglio di chi.

E' una tenera e delicata scrittura, declinata in una delle trame più inquietanti che mi siano capitate a tiro. 
Se la si affronta nella totale ignoranza del testo, come nel mio caso, la curiosità spinge a proseguire nella lettura anche se si intuisce che sarebbe meglio prepararsi, stare distaccati, non entrare in empatia con i personaggi. Perché in panorami idilliaci, s'intravede una macchia che sembra parecchio a una zona di sabbie mobili; nell'innocenza dei protagonisti si scorge la crudeltà del loro destino.
Ho iniziato ad avvertire un disagio, localizzato nella bocca dello stomaco (dove credo sia collocato il mio sesto senso, all'altezza di una generosa ulcera), più o meno a pagina 25 o giù di lì.

Non vi racconto nulla, vi dico solo che prospetta un ipotetico scenario che mi piacerebbe inserire in un contesto fantascientifico, ma visti i tempi e i pregressi/regressi del genere umano si fatica a percepire come così irreale.
E' una storia di amicizia e di amore, suggestiva, tenera.
E' una storia spietata.

Io sono una pessimo soggetto per recensire libri, e infatti non ci provo, mi limito a consigliarvelo e sconsigliarvelo in un'unica soluzione: è bellissimo, ma questa notte non dormirò, e domani (cioè oggi, sto perdendo le coordinate temporali e pure altre cose importanti; perdonatemi quindi refusi o errori ben più meritevoli di biasimo) ho un mucchio di cose da fare, alcune delle quali peraltro richiederebbero una discreta capacità di concentrazione.

Qui, in questo momento, c'è un silenzio quasi surreale, spezzato solo dal ticchettio di un orologio a muro e dal rumore di una matita con cui stanno giocando due gatte. Persino il fornaio di sotto sta panificando, evidentemente, in modalità felpata.
Mi piace il silenzio, di norma. Ora, però, non mi urterebbe un po' di caotico frastuono. Non dico di sentire un'ansia fuori dalla norma (che comunque è già una faccenda consistente), ma una punta di depressione, che bussa con insistenza, reclama d'essere ascoltata.

Comunque un buon romanzo lascia sempre degli strascichi, non si scappa.
Devo solo imparare a fare la lettrice asettica, a non entrare nelle pagine anche se l'autore mi ci ha tirata con una subdola manovra, cioè la sua bravura.
Ecco, magari ora mi concentro su quella meraviglia di natura che è il talento e forse poi mi torna il sonno.

Nel frattempo vi auguro una serena notte.

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