Come aiutare un depresso (secondo me)
Non sto parlando di qualcuno che si sente un po' giù, triste e malinconico, mi riferisco a una persona che è entrata nell'abisso. C'è una grande differenza.
Quindi ripeto: desiderate aiutare un amico depresso?
Davvero?
Ma davvero, davvero, davvero?
Insisto per farvi capire che prima di avventurarvi su questa strada, impervia e piena d'imprevisti, occorre esserne pienamente convinti e conoscerne tutti i pro e i contro.
I "pro" li riassumo brevemente in un'unica frase: potete salvare la vita (letteralmente) a qualcuno.
I "contro" sono numerosi e mi limiterò a quello più importante: c'è il rischio di venire trascinati sull'orlo dell'abisso. Tuttavia, se ce la farete ad ancorarvi su una radice sporgente, allungare la mano, e tirare su chi già si trova sul fondo... nella vita raramente avrete modo di sperimentare un senso di gratificazione che possa competere.
Ora, prendete i miei consigli con le pinze perché questo è un argomento di brace e io non sono in possesso di alcuna qualifica per dirvi cosa fare. Mi limito a proporvi quello che alcuni amici hanno fatto per me, in un periodo molto buio.
Non tutti siamo uguali, lo so. Per questo vi prego di considerare quanto sto scrivendo con grande spirito analitico e un po' di scetticismo. Poi deciderete.
1 Non consigliate mai cure "fai da te".
Personalmente non ho avuto esperienza positive con i farmaci (anche se a tutt'oggi porto avanti una relazione morbosa con lo Xanax), ma in alcuni casi, e in particolari momenti, non si può fare a meno di intervenire con aiuti "chimici" (anche questi assunti non dietro prescrizione del primo che passa; non sapete quanto mi fa irritare leggere gente che sui social consiglia farmaci ad altri: è da criminali!).
Ricordate sempre che la depressione è una malattia che può avere esiti fatali. Non si scherza.
Quindi, il primo passo è trovare uno specialista bravo (eviterei il web anche in questo caso) facendosi magari consigliare dal vostro medico di fiducia.
PS Si trovano ottimi professionisti anche all'Asl, non sempre è necessario accendere un mutuo per avere aiuto.
2 Ricordate sempre che il depresso non è stupido.
Lo dicono vari studi, non è una delle mie teorie a casaccio e di comodo: chi soffre d'ansia e depressione è, perlopiù, più creativo e intelligente della norma (non guardate me, ce sempre l'eccezione che conferma la regola). Se avete tempo e voglia, leggete questo articolo del Il Sole 24 Ore e vedrete se racconto bufale.
Detto ciò, evitate di pronunciare frasi tipo: tirati su (provate a donare una simile "perla di saggezza" a qualcuno che sta profondando nelle sabbie mobili; il risultato è identico) o, quella che odio di più, se vuoi puoi farcela. Ecco, qui vorrei spendere due parole per chi non conosce a fondo la depressione... lungi da me farne una colpa, anzi, è una fortuna che invidio e che si deve custodire con amore per tutta la vita; tuttavia può tornare utile sapere che il depresso non vuole più nulla e spesso non ha nemmeno la forza per pensare di alzarsi dal letto. Infierire mettendo l'accento su una presunta incapacità, di certo non giova.
3 Non lasciatelo solo!
So, per essere stata dall'altra parte (cioè quella del depresso grave), che spesso avere a che fare con un malato di depressione è come tentare di superare un muro di cemento armato prendendolo a testate. Viene voglia di girare i tacchi e tornarsene alla propria vita, alle proprie grane (perché bene o male qualche problema ce l'abbiamo tutti), uscire da quello che sembra un ginepraio (e lo è).
Ma se l'affetto, l'amore, l'amicizia, o quel che è, supera le difficoltà, state vicini alla persona che soffre.
Come?
4 Non basta ogni tanto.
Una telefonata, una visita, un messaggio... meglio di niente, ma servono a poco. Anche qui, vi prego di ricordare che sto parlando di gravi forme di depressione anche se passeggere (quelle croniche meritano un discorso a parte che non mi sento di fare perché, essenzialmente, conosco il problema solo per interposta persona).
5 La mia esperienza.
Quando la mia mente fu cotta a puntino per essere servita in un reparto psichiatrico, un'amica mi portò a casa sua, si impegnò a non perdermi mai di vista calendarizzando turni con altri amici, si preoccupò di farmi assumere cibo, farmaci (che non volevo) e integratori quando il cibo proprio non se la sentiva di andare giù.
Lo ammetto, dubito che io potrei fare la stessa cosa per qualcun altro. E ancora oggi sento un vago senso di colpa per aver sottoposto l'amica a uno stress lungo un mese e mezzo che certamente non le ha giovato all'umore. Infatti, dopo qualche tempo smisi di assumere antidepressivi, ma in compenso iniziò lei... e a tutt'oggi li ingolla con una discreta generosità.
6 Lavorare di pazienza.
Nei giorni in trasferta (con gatto), l'amica che mi ospitava era diventata la valvola di sfogo dei miei improvvisi attacchi di rabbia (quando cercava di farmi reagire a quella sorta di catatonia che caratterizzava le mie giornate).
Il mal di vivere sa essere molto crudele anche con gli altri.
Al posto suo, io avrei preso la depressa e il gatto, li avrei caricati in auto e depositati al loro domicilio... e chi s'è visto s'è visto.
Ma è un fatto che, dopo quel periodo, sono scomparsi (o comunque sono diventati un debole sottofondo) tutti i pensieri autolesionisti, le assurde e dolorosissime ossessioni, l'apatia totale alternata agli accessi di rabbia.
7 Insinuare una progettualità.
Come già detto, i tirati su o se vuoi ce la fai, servono quanto una tenera carezza sulla testa mentre stai annegando (che un pochino spinge verso il basso, a dirla tutta).
Anche se il depresso dovesse essere reattivo come un uovo in salamoia, può essere utile parlargli di attività che lo hanno sempre appassionato o di cose nuove che potrebbero stimolarlo.
8 Aria aperta.
Ma se l'affetto, l'amore, l'amicizia, o quel che è, supera le difficoltà, state vicini alla persona che soffre.
Come?
4 Non basta ogni tanto.
Una telefonata, una visita, un messaggio... meglio di niente, ma servono a poco. Anche qui, vi prego di ricordare che sto parlando di gravi forme di depressione anche se passeggere (quelle croniche meritano un discorso a parte che non mi sento di fare perché, essenzialmente, conosco il problema solo per interposta persona).
5 La mia esperienza.
Quando la mia mente fu cotta a puntino per essere servita in un reparto psichiatrico, un'amica mi portò a casa sua, si impegnò a non perdermi mai di vista calendarizzando turni con altri amici, si preoccupò di farmi assumere cibo, farmaci (che non volevo) e integratori quando il cibo proprio non se la sentiva di andare giù.
Lo ammetto, dubito che io potrei fare la stessa cosa per qualcun altro. E ancora oggi sento un vago senso di colpa per aver sottoposto l'amica a uno stress lungo un mese e mezzo che certamente non le ha giovato all'umore. Infatti, dopo qualche tempo smisi di assumere antidepressivi, ma in compenso iniziò lei... e a tutt'oggi li ingolla con una discreta generosità.
6 Lavorare di pazienza.
Nei giorni in trasferta (con gatto), l'amica che mi ospitava era diventata la valvola di sfogo dei miei improvvisi attacchi di rabbia (quando cercava di farmi reagire a quella sorta di catatonia che caratterizzava le mie giornate).
Il mal di vivere sa essere molto crudele anche con gli altri.
Al posto suo, io avrei preso la depressa e il gatto, li avrei caricati in auto e depositati al loro domicilio... e chi s'è visto s'è visto.
Ma è un fatto che, dopo quel periodo, sono scomparsi (o comunque sono diventati un debole sottofondo) tutti i pensieri autolesionisti, le assurde e dolorosissime ossessioni, l'apatia totale alternata agli accessi di rabbia.
7 Insinuare una progettualità.
Come già detto, i tirati su o se vuoi ce la fai, servono quanto una tenera carezza sulla testa mentre stai annegando (che un pochino spinge verso il basso, a dirla tutta).
Anche se il depresso dovesse essere reattivo come un uovo in salamoia, può essere utile parlargli di attività che lo hanno sempre appassionato o di cose nuove che potrebbero stimolarlo.
8 Aria aperta.
Cercate di portarlo fuori. Lui o lei opporrà una tenace resistenza, ma vale la pena tentare. Camminare, stare alla luce e respirare aria circolate fuori dalle quattro mura di casa, aumenta il tono dell'umore.
9 Non fare sentire in colpa.
La depressione si ciba di sensi di colpa; se non avete provato (e me lo auguro di cuore) non potete immaginare quale girone dell'inferno sia il senso di colpa del depresso, ci si sente responsabili anche del malessere della fascia di ozono solo per il fatto di respirare. Quindi, non rincarate la dose in alcun modo.
10 Farlo sentire utile.
Non aggiungo altro.
9 Non fare sentire in colpa.
La depressione si ciba di sensi di colpa; se non avete provato (e me lo auguro di cuore) non potete immaginare quale girone dell'inferno sia il senso di colpa del depresso, ci si sente responsabili anche del malessere della fascia di ozono solo per il fatto di respirare. Quindi, non rincarate la dose in alcun modo.
10 Farlo sentire utile.
Non aggiungo altro.
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