Gli amici non sono perfetti


In questa casa si dorme poco in linea generale; quando fa caldo, il poco evolve in nulla. Ma il sabato va bene, lo si accetta senza fare tante storie e si cerca d'impegnare il tempo in modo costruttivo e piacevole, non fosse altro che per fare un dispetto all'insonnia.
La notte scorsa, però, ho fatto una capatina su forum, gruppi, pagine dei social, adunanze virtuali, insomma nei luoghi preposti a dare un po' di sollievo a chi soffre di ansia, depressione, panico e affini.

Lamentazioni a iosa, qualche pregevole consiglio, pressoché assenti le manifestazioni d'autoironia. Il mio umore era stabile, tendente al sereno, con qualche nuvola sparsa, ma senza minaccia di precipitazioni. Questo prima del tour. 
Dopo ho iniziato ad avvertire un po' di malessere, persino un accenno di nervosismo. 
Chiedetemelo pure, lo so che ne avete voglia... Ti senti tanto diversa da chi si sfoga sui social? No! Ed è per questo che non mi sfogo sui social.

Comunque, la scorsa notte, il tema dominante era: amici che deludono, quindi totale solitudine.

Tutti deludono in un modo e nell'altro, anche noi sappiamo essere una fonte inesauribile di delusione, se solo assecondiamo l'impulso di un momento d'ira, di stanchezza, di sofferenza. Io vi deluderò nel corso di questo articolo (anche prima) e continuerò a farlo dentro e fuori da questo contesto. Ci deluderanno le sorelle, i genitori, i mariti, persino il cane e il gatto (forse; sugli animali le mie certezze vacillano). Capita persino di raggranellare delusioni senza andare lontano, tra sé e sé; basta un po' d'introspezione per cancellarsi dalle amicizie e far finta di non conoscersi quando ci si incontra allo specchio. 

Ora, è un fatto che non so quali siano i torti subiti dai latori di lamentazioni inerenti delusioni affettive, ma se hanno perso in blocco tutti gli amici (che in alcuni casi erano numerosi), mi scappano due o tre domande: gli amici in questione erano gli sfortunati passeggeri di una sciagura aerea? Questo è un quesito importante, perché in tal caso la mia comprensione è totale e incondizionata.
Altrimenti, è possibile che la "sciagura" sia la persona rimasta sola... e non l'ha fatto apposta, questo è chiaro, però gli converrebbe iniziare a comprendere cosa fa per far fuggire tutti come fossero galline davanti a una faina.

"Io ho fatto tanto per loro, poi quando ho avuto bisogno mi è tornato indietro ben poco".
L'amicizia è una transazione d'affari? No!
Si dà perché se ne ha voglia, senza aspettarsi nulla in cambio; non c'è il paradiso in terra per i buoni amici, nessuna ricompensa equivalente a ciò che si dà; tuttavia, spesso, si riceve molto di più.

E qui mi scappa un'altra domanda: chi sono i veri amici? 
Sono persone a cui si vuole molto bene, direi che li si ama, non gli si farebbe mai del male e, di conseguenza, ci lasciamo scivolare addosso anche eventuali dissapori o si litiga sul momento ma finisce lì. Con ciò non voglio dire che per avere amici tocca sopportare tutto; non siamo Giobbe e gli amici non sono Dio. 
Poi capita che persone che consideravamo amiche non lo siano, ma qui si tratta di archiviare la pratica senza vivere l'evento come un lutto: non si può perdere qualcosa che non abbiamo mai avuto, tocca farsene una ragione.

Un'ultima domanda: abbiamo concesso agli amici una laurea ad honorem in psicologia? No? Allora smettiamo di lamentarci continuamente con loro.
Va bene sfogarsi qualche volta, ma se diventa un'abitudine  dobbiamo accettare che si allontanino. Nessuno ha voglia di diventare il cassonetto dei guai altrui. Lo si fa per affetto (per pecunia o missione, nel caso dei professionisti del settore), tuttavia non fa piacere, soprattutto perché il lamentoso seriale raramente concede l'ascolto alle altrui istanze o si interroga su quanto sia deprimente per gli altri ascoltarlo. 
Diciamolo senza pudore: i lamentosi ad oltranza sono pessimi amici; io li degraderei a conoscenti, piacevoli al pari degli ufficiali giudiziari.

Gli amici non se ne vanno perché siamo depressi, nevrotici, fobici o un po' folli. Capita che tolgano le tende perché, a lungo andare, sentono che se continuano a frequentarci lo diventeranno anche loro.
Mi capita di mugugnare con le mie gatte. Non lo faccio spesso, ma sapete cosa accade? Loro per un po' fanno le fusa e cercano di dormicchiare sulle mie gambe, poi si spostano in un'altra stanza e guai se provo a seguirle; si tratta di naturale istinto d'autoconservazione.
Come detto poco fa, un amico lo si ama, e allora perché torturarlo continuamente con i nostri dolori? Personalmente proporrei di donare la geremiade (quanto mi piace questa parola) a chi non ci piace neanche un po', ai nemici (posto di averne; non è facile trovare un buon nemico).

Gli amici non sono perfetti né santi (altrimenti sai che noia!) e non lo siamo nemmeno noi.

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