Imparare un nuovo lavoro

La fortuna è che nella mia vita ho fatto molti lavori.
La sfortuna è che non me ne sono tenuto nemmeno uno.
E se un tempo imparare cose nuove costituiva un'esperienza stimolante, ora che le funzioni cerebrali sono intorpidite dall'ansia, dagli ansiolitici, dal fumo, dall'insonnia e, non ultimo, dall'età avanzata, l'apprendimento diventa fonte di imbarazzo.

Comunque, visti i tempi e le congiunture sfavorevoli, si prende quello che viene; e se tocca imparare cose nuove, si fa finta di capire per poi abbandonarsi al panico in un secondo momento, tra sé e sé, in un ambiente adatto allo scopo (cioè sul divano di casa propria).
Facile intuire che quando mi è stata proposta una nuova attività, ho risposto sì con una determinazione che dev'essere suonata ammirevole. Poi ho messo giù il telefono, ho preso un ansiolitico e mi sono concessa un salutare momento di sconforto.

C'era da andare in un ufficio, trascorrervi un'intera mattinata (dalle 8 e 30 alle 13), avere a che fare con gente, mostrare una vitalità intellettuale che non è facile da simulare. E, ovviamente, c'era da uscire da casa, che costituisce lo scoglio più impestato.

Non ci ho dormito per due giorni (ansia anticipatoria), ma ho insistito sulla strada della determinazione (dissestata e piena di buche; una strada italiana, insomma).
Arrivata all'appuntamento, mi sono trovata tra ragazze bellissime, giovanissime, preparatissime, altissime, tutto issime, sprint, smart, cool e altri requisiti in lingua inglese che a me mancano.

Ho messo in pratica tutte le tecniche di rilassamento imparate in due decenni, con la forte tentazione di assumere anche la posizione del loto. Dopo aver appurato che le mie due tutor messe insieme, raggiungevano esattamente la mia età anagrafica, ho sentito distintamente che l'autostima era pronta ad aprire la porta al panico. Ma non ho ceduto.

Anzi. Per più di un momento mi sono ritrovata a chiedermi per quale strana congiunzione astrale (perché non poteva trattarsi d'altro) mi sentissi così calma, io che al supermercato vado nel pallone se la cassiera mi chiede notizie circa la presenza o meno di centesimi nel borsellino. Quindi mi sono persuasa a smettere di analizzare, scandagliare, scomporre e ricomporre i miei processi mentali: non ne hanno tratto indicazione utili seri e stimati professionisti, cosa potrei ricavarne io?

Ovviamente si trattava di imparare a gestire ambienti informatici come fosse casa mia. Anche qui è partita una raffica di vocaboli anglofoni che pareva fosse entrato un kalashnikov progettato da Steve Jobs.
Ora, anche da analisi obiettive (condotte dai seri e stimati professionisti di cui sopra) risulta che vanto una soddisfacente intelligenza creativa, compensata dalla totale inattività dell'emisfero sinistro del cervello, il quale rispedisce al mittente tutta la corrispondenza inviatagli dalle sinapsi.
E, come se non bastasse, pur scrivendo su tastiera quotidianamente da una vita, continuo a battere con due dita (di cui una entra in campo solo per i rigori).

Posso dirlo? Ho capito ben poco, ma ho preso tanti appunti, troppi. Adesso sono qui che cerco di mettere insieme le informazioni raccolte e di girarle a Google e a quell'angelo in terra di Salvatore Aranzulla (che sia benedetto nei secoli).

Tuttavia, anche se sospetto che a breve farò sparire un sito e scombinerò irreparabilmente una banca dati grande come la Russia (sì, è lo Stato con la maggiore superficie del mondo; trovato ora su Google, io pensavo fosse la Cina), con conseguente perdita del lavoro, ho la soddisfazione di aver gestito con mirabile coraggio e abnegazione l'ansia da prestazione (con un solo Xanax in corpo). Poi a casa è arrivato l'attacco di panico, ma va bene lo stesso. Era nei piani.

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