Lamenti articolari e assenza di agorafobia


Tutto è iniziato pigiando enter sulla tastiera del computer.
E' vero, ho usato il mignolo che è piccolino e non dovrebbe essere impiegato in lavori pesanti, ma ormai era fatta, non ci ho prestato la dovuta attenzione.
Dolore. E io sono una che non sopporta il dolore mentale, ma quello fisico le fa un baffo... se si tralascia la questione dell'ipocondria, che comunque è mentale.
Per qualche ora ho pensato d'essermi rotta il dito e, avendo la fobia dei medici, oltre ad avvertire un certo imbarazzo nello spiegare la dinamica dell'incidente, ho preso il bastoncino di un gelato (che mi sono mangiata con piacere, tuttavia senza perdere di vista il motivo di tale sacrificio) e ho steccato il mignolo.

Terrei a precisare che nel lasso di tempo in cui ho fagocitato il ricoperto al cioccolato, il ditino è gonfiato fino a somigliare, per dimensioni e colore, a un wurstel tedesco. Non mi sto lamentando, sia chiaro, è solo per farvi comprendere i sintomi che mi hanno condotta alla diagnosi.
Non era rotto. D'altra parte non sono un medico.
Invece, lo è quello che mi ha vista stamattina, dopo qualche giorno dall'esordio delle finta frattura e dopo che altre due dita hanno seguito l'esempio del piccolino.

Questa inutile, prolissa e, a una veloce rilettura, sconclusionata premessa, è per dirvi che uscita dal medico (e vista la certificata difficoltà a scrivere), ho deciso di farmi passare l'agorafobia per due ore e concedermi una passeggiata.
Sì, l'ho proprio deciso. E lei mi ha lasciata un po' in pace... non per due ore piene, ma quasi. 
E' che ormai so che se la rabbia non è agorafobica: l'ira occupa uno spazio mentale che lascia solo un angolino angusto e afoso a tutte le paturnie.
E dopo aver visto il medico ero molto arrabbiata; il motivo mi sfugge tuttora. 

Così ho camminato su strade poco amene ma interessanti. 
Quindi, con mio vecchio telefonino, per nulla smart, e usando solo la mano sinistra (a volte mi stupisco da sola delle mie eccezionali capacità, oltre che dell'innata propensione alla resilienza), ho scattato qualche foto.



Sono finita in un giardinetto popolato da gente che mi è parsa poco ospitale e me ne sono andata fingendo una grave zoppia. 
Giusto, questo non lo sapete: nelle situazioni conflittuali o apparentemente pericolose, inizio a zoppicare.
Chi picchierebbe una donna con problemi di deambulazione?
Qualcuno lo farebbe, è ovvio, tuttavia mi piace pensare si tratti di rarissime persone. Inoltre, anche se m'imbattessi in un essere così brutale, mai si aspetterebbe un repentino scatto d'agilità (di cui non sarei capace, ma questo è un altro discorso).

Da una mattinata da buttare via, è nato un bel momento. 
Mi sono concessa di procrastinare le scadenze, di non ascoltare i lamenti articolari, ho immortalato dei graffiti metropolitani, qualche palazzo in odore di crollo imminente e gente con l'aria di voler picchiare una donna claudicante.
Non male.





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