Cose di questi giorni

Matita rossa su giornata grigia
Degli ultimi giorni avrei un sacco di cose da raccontare,
Per questo sono stata zitta.
Mettere ordine tra tanti pensieri è come cercare di districare il caos su una scrivania dove ogni singolo oggetto, foglietto, matita, taccuino, servono, non se ne può fare a meno, devono stare lì, se li allontani rischi di non trovarli più.

Ho giorni brutti, altri belli, alcuni intermedi. Quelli intermedi, a dire il vero, sono più numerosi perché il bello è sempre un po' contaminato dal brutto; e non viceversa, non so perché. Posso supporre che le grane siano infestanti come alcune erbe che a lungo andare soffocano anche i roseti più sani e rigogliosi. O forse chi possiede un naturale talento per la coltivazione della depressione non riesce mai a godersi completamente i momenti migliori. Voterei per la seconda ipotesi.

Sto scrivendo molto.
Non qui sul blog (purtroppo), perché quando scrivo per sedarmi cerco di liberare la mente dalle costrizioni dell'ansia e la lascio andare in giro senza la sua agorafobia, libera come l'aria.
E questa è la parte bella, che inizia a dare soddisfazioni. A dire il vero me ne ha sempre date, anche quando non varcavano la porta di casa e restavano tra me e me.

Leggo di più.
Potendo ridurre le ore da passare su internet per lavoro, mi dedico alla lettura.
L'autore di questa estate...
sto cercando di ricordare se ve l'ho già detto; vabbè, al massimo mi ripeto, non casca il mondo.
Ogni anno, con l'inizio del mese giugno e fino a tutto agosto, scelgo un autore e leggo o rileggo tutta la sua produzione (o una buona parte, come quando scelsi Agatha Christie che ha scritto come una forsennata; o Tolstoj, che ancora oggi ricordo con astio e che ho interrotto al terzo romanzo quando ormai era quasi inverno). Ovviamente ci infilo anche qualche nuovo libro, altrimenti mi annoio.
Lo scorso anno mi sono concessa l'intera produzione di Fred Vargas (la mia giallista contemporanea preferita).
Quello precedente l'ho dedicato a Kafka, ed è stata un'estate complicata, costellata da incubi notturni e diffusa tetraggine diurna; Kafka mi piace, ma non giova all'umore, soprattutto se si tende all'inquietudine, infatti me lo concessi in un periodo relativamente sereno (così da guastarlo un po', ma con gusto).
Ora, visto che è un periodo difficile sotto molti punti di vista, sto trascorrendo le serate abbracciata al ventilatore e con Nick Hornby: scelta facile, lo ammetto; mi mette di buonumore o almeno ci prova con tutte le sue forze. Non sto seguendo un ordine cronologico; ho iniziato una notte con Non buttiamoci giù, e ora saltello qua e là nella sua produzione (al momento sono ad Alta fedeltà).

Fumo sempre troppo.
Speravo che l'afa mi aiutasse a ridurre le sigarette, invece...
Però me ne faccio sempre più un problema e, a mio parere, è un buon segno.

Penso a me.
Oddio, non tutto il tempo, anche se mi piacerebbe.
Però sto entrando nell'ordine di idee che impegnare la maggior parte del proprio tempo dietro ai problemi degli altri sia deleterio sotto innumerevoli punti di vista. E' vero che in alcuni casi non se ne può fare a meno, ma nel corso della giornata fa un gran bene dedicarsi un po' d'attenzione, chiudersi in un temporaneo eremitaggio interiore e... che gli altri si salvino da soli, tanto io non sono un granché brava a risolvere le grane.

Ripristino le comunicazioni interrotte.
Capita che, presa nel vortice dei guai di alcuni, lasci indietro persone che invece mi giova avere a fianco. Parlo di amici che mi fanno stare bene persino quando parlano dei loro problemi. Gente non isterizzante, per capirci. 
Mentre ho un po' più di tempo, sto andando a riacchiapparli per la coda: sono sempre lì, sempre uguali, sempre belli, sempre con il consueto carico d'affetto; i veri amici sono così.

Penso a voi e mi chiedo se siete qui.


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