Ci sono poco

Da qualche tempo sono latitante. Non è che evito questo luogo, capita che appena sto per scrivere mi arrivi una telefonata o una mail per questioni di lavoro.
Detto tra noi, odio lavorare; non adesso, sia chiaro: da sempre.

Se il destino avesse assecondato le mie inclinazioni, sarei nata già equipaggiata di stipendio e avrei trascorso la vita senza preoccupazioni e, a mio parere, senza panico. 
Ma non si può sapere.

Ciò che so per certo è che la mia presenza saltuaria in questo luogo (che poi è la mia tana) ha provocato la fuga di due lettori del Belgio. Non so chi siano, non conosco i loro nomi, ma sono dispiaciuta; perché, diciamoli, i belgi sono stati i primi frequentatori di questo blog, mi erano diventati di famiglia e li aspettavo dal momento della messa online del pezzo: comparivano i belgi e io passavo a fare altro.

Il fatto è che gli ultimi due mesi sono stati (e proseguiranno) ricchi di impegni, una roba da far fatica a stare seduta sulla sedia e (attenzione che qui arriva un'affermazione forte) persino da farmi sentire l'urgenza di uscire per qualche minuto.
Sto lavorando su materiale cardiologico. Avverto l'imminenza di un infarto almeno tre volte al giorno (al risveglio, dopo pranzo e appena m'infilo nel letto). Praticamente scrivo con pause regolari per misurarmi le pulsazioni.
A volte non riesco a sentire il polso, mi preoccupo e vado in attacco d'ansia... che poi, a piacere, può evolvere in panico, e allora sento il polso; non ce ne sarebbe bisogno perché pulsano anche le tempie.

E poi c'è il mio romanzo in uscita, ma ve ne parlerò. Ne sto scrivendo un altro nei momenti d'insonnia. E ci sono gli hamburger di soia che m'impensieriscono, ma mi consentono di scrivere nottetempo perché restano lì a tenermi compagnia (fermi nello stomaco, sembrano guardie con tanto di manganello - che usano - sveglia, con la pastiglia antiacido che tenta invano di soccorrermi).

Insomma, questo che doveva essere un diario quotidiano si è trasformato in "quando ho tempo", e non va bene.
Ho un sacco di cose da raccontarvi. Niente di esaltante o anche solo vagamente illuminante. 
Diciamo che nel frattempo non ho trovato la via della guarigione, della saggezza o della felicità: mi sento male come prima (con in più tre infarti al giorno e una gastrite da cibo vegano); continuo a fare cose stupide e per nulla illuminate; l'ansia gode del cambio di stagione; e sono malinconica per via dei belgi.
Però vi penso.




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