La banda dei pensionati (il mio romanzo)

Avvertenza: qui abbiamo bieca pubblicità. Oh, sì. Questo pezzo lo scrivo per invogliarvi all'acquisto di un romanzo (a dire il vero potete farlo comprare ad altri e poi chiederlo in prestito, ma la sostanza non cambia), non si scappa. Cioè, voi potete scappare, siete ancora in tempo. Dal paragrafo successivo si va di messaggio promozionale, non dite che non vi ho avvertiti (per l'avvertenza ho persino usato caratteri piccoli... come nelle pubblicità, appunto).

Non so se ricordate, ma lo scorso anno ho avuto un periodo proprio brutto. 
Ci ridevamo su tutti insieme, ma l'esaurimento nervoso stava già annodando i fiocchi per agghindarsi a festa.
Era estate, quindi avevo più tempo per rotolarmi nelle paranoie.
Così, come spesso faccio in questi casi, ho scritto un romanzo.

Ne abbiamo già parlato: a mio parere, la creatività (in qualsiasi modo si esprima) è un eccellente antistress, o comunque dà l'impressione di riempire il vuoto vacuo che si annida dentro la mente (con attorno, svolazzanti come libellule, i pensieri negativi).

Sono partita da un'idea che da tempo mi assillava, ci ho aggiunto dei volti visti di passaggio e lungamente frequentati e ora, purtroppo, scomparsi, qualche conversazione entrata dalla finestra (d'estate si raccolgono frutti meravigliosi anche stando in casa a coccolare l'agorafobia e i gatti), quindi ho iniziato a scrivere.

Finita l'estate, e nuovamente in crisi per via del cambio di stagione, il romanzo era finito. L'ho fatto leggere a un'amica, e qui aprirei una parentesi: Michela è una donna spettacolare, che ho incontrato solo una volta per circa dieci minuti; ci eravamo date un appuntamento al volo via mail, e mentre gestivo il panico da esterno, ho visto una folta chioma rosso-irlandese salire le scale della metro... non avevo dubbi, era lei. A mio parere è bellissima (ma non siamo qui a parlare d'estetica) è anche folle (ma non siamo psichiatri per poter giudicare), ma soprattutto vanta un eccezionale senso dell'umorismo, insomma il tipo di donna che a me crea un immediato reflusso di affetto e simpatia (non c'è Maalox che tenga).

Ho divagato, torniamo al punto. 
Pausa: sto rileggendo alla ricerca del punto; è tempo di un'accurata visita neurologica, perché va mica bene perdere il filo già all'inizio del gomitolo.
Stavo dicendo: Michela ha letto il manoscritto e ha iniziato a sbattersi come un uovo per renderne possibile la pubblicazione. Ci si era proprio fissata, metteva persino agitazione.

Ed eccolo qui, da oggi in libreria (reale e virtuale), perché Morellini (che sarebbe l'editore, incontrato anche lui, ma a casa mia... è la calma fatta carne, simpatico, con storie interessantissime da raccontare, dovremmo organizzare una vacanza insieme, voi, lui e io; ci rimetterebbe al mondo)... dicevo, perché Morellini ci si è appassionato a questa storia strampalata scritta da una donna socialmente inabile e quindi difficile da "vendere" (già, non farò presentazioni nelle librerie né apparizioni in qualsiasi luogo che non sia la mia tana domestica o l'auto - una vecchia Cinquecento, ci si sta in tre soffrendo).

Ma non vi ho detto niente di trama, ordito, significati reconditi della storia che ho narrato durante l'estate in cui ero fortemente depressa (ne ho già parlato ma mi rivendo la notizia).


Si parte da qui (nel romanzo si parte da altro, ma non importa), quindi si raccontano le vicende (surreali, divertenti, tristissime, thrillerose - termine inventato, inutile cercarlo sul vocabolario) di una donna parecchio strana, un affascinate serbo-kosovaro esiliato dal campo nomadi, qualche criminale assai organizzato, una banda di anziani con la rabbia, uno zingaro armaiolo che mette un briciolo di soggezione, un gatto inquietante e una ragazzina sfortunata in amore...

Non vi racconto altro perché questo pezzo ha già la lunghezza di un romanzo breve, ma vi lascio con un "estratto" a cui mi sono affezionata mentre lo scrivevo: 
"Perché la vita dei vecchi è una tragedia in divenire, un work in progress della desolazione. Intorno a loro muoiono tutti, quando non sono loro stessi a morire.
Voi credete di conoscere la depressione? Provate a frequentare un po’ di vecchi che abitano in un palazzone di periferia; che hanno appena sottoscritto con l’inganno un contratto-capestro di luce, gas, telefono, ADSL e tv satellitare, continuando a chiedersi cosa siano le ultime due; che fanno perennemente la fila all’ASL per un prelievo di sangue che comunque darà esiti pessimi; che al supermercato guardano con cupidigia il reparto gastronomia ed escono con un litro di latte, due pagnotte e mezzo etto di cotto. Provateci e vedrete che la vostra depressione prenderà i connotati di una più che soddisfacente felicità.Tuttavia, al momento, accontentiamoci di pensare che quanto accadde fosse solo una questione di soldi".

Se desiderate saperne di più cliccate qui

"La banda dei pensionati" di Alessandra Scagliola (ed. Morellini)

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