Ritornare a casa


Prima dell'agorafobia, a nevrosi inesplose, qui si usciva parecchio.
Non è che facessi lunghi viaggi; mai sperimentato il coast to coast negli Stati Uniti, per dire, ma solo perché ho sempre peccato di pessima gestione delle finanze (posto che ce ne fossero) e l'America non è mai stata tra le mie priorità.
Però, molto spesso, andavo in qualche posto, perlopiù scelto sulla spinta del momento, con la mia auto scassata (sempre avuto rottami, se mi regalassero un'auto nuova non oserei toccarla nemmeno con una canna da pesca, probabilmente).

Per capirci, nel bagagliaio c'era sempre uno zaino con il cambio di vestiti, la biancheria, spazzolino e dentifricio. Ho sempre tenuto molto all'igiene orale, più di una volta qualche passante ha avuto il piacere di vedermi lavare i denti a una fontanella pubblica (soprattutto a Roma, chissà perché? Forse lì mangiavo in continuazione).
Per il resto potevo restare sporca per giorni; lo so che non è bello da dire, che si tracima nel calo d'immagine, ma è così.

Il venerdì sera andavo a giocare a carte e tornavo la domenica, durante la settimana mi piaceva andare a bere qualcosa con gli amici e poi gironzolare per la città fino a quando si spegnevano i lampioni. Oppure mi concedevo un cinema... quando mi piaceva andare a vedere un film! Anche da sola, non è che avessi bisogno della scorta.

Ma soprattutto, amavo i viaggi in treno. 
Ancora oggi mi capita di fermarmi al cavalcavia vicino casa e aspettare che passi un treno; lì la nostalgia si fa sentire, anche se mi sforzo di fare l'indifferente.
Per quanto non abbia un buon rapporto con i ricordi, le ore trascorse a guardare fuori dal finestrino le ricordo benissimo, ho degli scatti nitidissimi raccolti nella memoria centrale, nel mio hardware interno.
Di solito andavo a vedere il mare; a salutare Nettuno, come dicevo ai tempi. 
E finiva che, come un gatto, m'infilassi a casa di un'amica.
Ecco, la tratta che ho più frequentato è stata senza dubbio la Torino-Genova... lì gli amici erano particolarmente ospitali, pure senza preavviso.

Però, ricordo anche che la parte di ogni uscita o di ogni viaggio che mi godevo di più era quella del ritorno a casa: quel momento in cui mi toglievo le scarpe, mi sedevo sul divano e mi gustavo il silenzio, pensando con una sorta d'entusiasmo al libro che mi attendeva sul comodino o ad altre piccole cose che mi dava piacere fare.

Perché mi sono inoltrata nel nostalgico viale della rimembranza per raccontarvi questo?
Intanto perché oggi piove come se tutta l'acqua dell'universo dovesse venire giù in una botta sola (e la pioggia titilla i ricordi), poi perché ho l'umore languido (diciamo tendente al depresso), ma soprattutto per un particolare a mio parere interessante che ho colto questa notte, mentre come al solito fissavo il buio.
Dei viaggi, delle serate con le carte o al cinema, delle cene con gli amici o con un partner, delle passeggiate in altre città, dei rapidi panorami da ferrovia... persino del mare, ciò che mi manca di più è quella sensazione di sereno benessere del tornare a casa.

E' curioso, vero? Io ci vedo dell'ironia, o forse sarcasmo (sì, direi sarcasmo), da parte della vita.

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