Fuori non è bello
Non ero lì |
Stamattina mi è toccato stare fuori casa. Mi piacerebbe dire che ne sono uscita indenne, ma così non è.
C'era da risolvere la questione di un postino evidentemente disonesto o di una catastrofe naturale (non escludo alcuna pista) che ha fatto sparire un libro spedito un mese fa.
Per risolvere intendo rispedire, che altro si può fare? Non è che si possa fare intervenire il reparto scientifico del FBI (mi verrebbe da aggiungere una L e anche un apostrofo), anche se mi piacerebbe.
Con il mio pacchettino ho atteso nell'ufficio postale.
Non è un brutto posto, è questione di gusti.
Il mio gusto dice che vuoto sarebbe meglio, ma anche qui non mi è concessa la possibilità di lavorarci su.
Magari, ecco, regolare il termostato su una temperatura di qualche tacca sotto a quella indicata per una serra di piante tropicali, non sarebbe male. Perché inizi a spogliarti e quando poi esci di corsa ti accorgi che sei in canottiera e fuori ci sono dieci gradi.
Ho iniziato fissando una "roba" che sputa numerini e che mi hanno cambiato dall'ultima volta. La signora parecchio anziana davanti a me ci ha infilato una tessera e io ho ricordato che in borsa avevo solo quelle della farmacia (che tanto anche se vinco la crociera non ci posso andare) e del supermercato cinese (che se la riempi di ideogrammi ti fanno lo sconto di 5 euro).
Mentre continuavo a interrogarmi su feritoie varie, in parecchi mi sono passati davanti, spostandomi gentilmente con vigorose spallate (perché sono alta ma stretta, una condizione esteticamente gradevole ma assai scomoda da esibire nei luoghi affollati).
Poi ho visto un signore che aveva un pacchetto pure lui, mi sono commossa, quindi gli ho chiesto se stavo fissando la "roba" giusta: ha fatto tutto lui, gli sono grata ma in questo modo non ho imparato nulla e la prossima volta mi farò nuovamente scavalcare da un'orda di scalmanati con bollettini postali.
A quel punto avrei volentieri preso uno Xanax, tuttavia in borsa avevo solo la scatola da riportare in farmacia perché la pillolina è di colore azzurro e non rosa o bianco (dosaggio doppio rispetto al solito, non me l'hanno cambiato perché una pasticca la avevo già ingollata... peraltro notando che mi sentivo più rilassata, ma mi sono addormentata con la testa su un foglio: magari ne parleremo un'altra volta perché sembra d'essere in Matrix, ma senza Keanu Reeves, che dispiace anche un po').
Con le solite gambe molli da attacco d'ansia e un indirizzo da scrivere su una busta, mi si è reso necessario sedermi. Strano a dirsi, c'era una seggiola vuota. Che fortuna!
Eh, figuriamoci.
La tizia accanto a me esibiva, con esagerato orgoglio, un cane tipo bulldog (francese, mi ha ripetuto più volte la fiera padrona).
Ora, io amo gli animali, lo sapete, ma i cani tipo bulldog francesi tendono a mordermi (anche i pastori tedeschi, a dirla tutta; dev'essere una questione di antipatie nel giro dell'Unione Europea).
Ho elargito qualche sorriso di circostanza mentre mi sentivo elencare le doti umane del quattrozampe che intanto continuava a sbavarmi sui pantaloni con un verso che a me pareva un ringhio inquietante ma, per la signora, era una richiesta di carezze.
Ho immaginato la mia mano senza un dito e ho continuato a compilare immaginari moduli per la raccomandata.
Dall'altro lato avevo una ragazza con bimbo dalle gote magenta che continuava a tossire: "la manina davanti alla bocca santa, bimbo bellissimo!"... niente.
I due operatori dei sei sportelli (i conti non tornano anche a voi?) si sono presi parecchie pause-caffè; lungi da me fungere da ispettore di un ente pubblico, ma tutta quella caffeina fa mica bene al cuore, si rischia parecchio (sentivo che stava venendo un infarto a me, per dire), e si diventa nervosi al punto che quanto tocca a te spedire il pacchetto ti mandano a cagare solo perché non sei abbastanza veloce a trovare dieci centesimi nel portafoglio.
Comunque, nel giro di un'ora e mezza (forse tre quarti) sono riuscita a cavarmela.
Ovvio che a quel punto mi fossi abituata all'ambiente chiuso, e che l'uscita all'aria aperta mi abbia causato quella titanica vertigine nota ad ogni agorafobico.
Ho caracollato, un po' a destra e un po' più a sinistra, fino al mercato dove ho acquistato una cosa inutile.
Quindi sono tornata a casa per mettermi al lavoro, qui, davanti al computer.
Ora mi sento la febbre, ho la nausea e male a tutte le ossa.
Mi sento come un bimbo dai bronchi irritati e le gote febbricitanti azzannato da un cane francese.
Agorafobia a parte, uscire non mi fa bene.
Non mi stancherò mai di dirlo.
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